Tevez-Messi: la notte<br /> della resa dei conti

In palio non solo la Champions, ma pure la leadership in Nazionale

BERLINO - La vendetta andrebbe servita fredda e stasera a Berlino ci saranno più di 25°, ma quando Carlitos Tevez vedrà davanti a sé Lio Messi non ne farà una questione di temperatura. E si ricorderà di come la Pulce abbia a lungo per manovrato nell'oscurità per ostracizzarlo dalla nazionale (cosa che Messi ha sempre negato, ma che per chi seguiva la Selecciòn era un segreto di Pulcinella). E si ricorderà di come già una volta, Messi gli abbia soffiato una Champions da sotto il naso. Non avrebbe bisogno di motivazioni aggiuntive, l'Apache, ma questa sera, verso le 20.45 ne troverà diverse sul prato dell'Olympiastadion di Berlino.

PREGHIERA - «Non fatela diventare una sfida tra me e Messi», pregava Tevez nei giorni scorsi, quando tutti cercavano di titillarlo sull'argomento. Ed è sincero, Carlitos, che a Torino ha completato il suo essere fuoriclasse diventando uomo squadra e grintoso protettore dell'unità del gruppo: non vuole che prevalgano i personalismi sull'importanza della vittoria di squadra, ma certe fiamme bruciano dentro anche senza mostrarsi e possono produrre energie supplementari.

SORRISO TIRATO - «E' un grande e non va sottovalutato come tutta la Juve», ha detto Messi riferendosi a Tevez. Parole di prammatica, perché se la stima è autentica, non lo annovera esattamente fra i suoi migliori amici. Dicono, quelli che pensano male e ci azzeccano quasi sempre, che Messi abbia sempre patito e continui a patire l'enorme popolarità di Tevez in patria. Il campione del pueblo che si mobilita in piazza per invocare la sua convocazione al Mondiale (ignorata dal ct) riceve certamente più affetto di lui, zavorrato dall'eterno paragone con Maradona e dal non aver ancora trascinato la Selecciòn a un Mondiale.

Guido Vaciago

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