Il Guerin Sportivo a Berlino, Marani: «Barça macchina perfetta»

Il direttore del Guerin Sportivo, Matteo Marani, commenta la finale di Champions League persa dalla Juve
Il Guerin Sportivo a Berlino, Marani: «Barça macchina perfetta»© LaPresse

BERLINO - È finita come era scritto. Come dicevano tutte le previsioni. L'ultimo salto, il più difficile e forse impensabile da realizzare per una squadra che un anno fa non era riuscita a conquistare la finale di Europa League in casa, alla Juve non è riuscito. I bianconeri non hanno perso contro una squadra, ma contro una macchina perfetta, quasi senza punti deboli. Nel primo tempo, quando le gambe di qualche juventino erano frenate da evidente tensione, il Barcellona ha sfoderato il 66% di possesso palla e il 92% di passaggi realizzati. L'abitudine a giocare a certi livelli significa pur qualcosa. Messi, neppure nella serata migliore, ha sbagliato quattro palloni in una gara. Chapeau. La Juventus ha sperato per un quarto d'ora, tra il pareggio di Morata e il nuovo vantaggio firmato da Suarez. L'orgoglio non è mancato, così come una ghiotta occasione con Tevez per raddoppiare, però il tutto insufficiente di fronte allo strapotere altrui. Al termine della notte di Berlino, mentre dentro uno stadio bellissimo e pieno di antiche gioie per noi italiani il pubblico catalano cantava fiero e dal volto di Pirlo spuntavano le lacrime, i tifosi bianconeri hanno potuto solo applaudire gli avversari. Cosa vuoi dire a una squadra che gioca il miglior calcio del pianeta? Che danza col pallone con una sinfonia nota solo a lei. Non è calcio, amici, è arte. La squadra di Luis Enrique, allenatore che a gennaio sembrava prossimo all'esonero, ha realizzato il Triplete, il secondo della storia blaugrana dopo quello del 2009. Ma ha fatto di più, è riuscito a spingere la squadra oltre il guardiolismo. Tra il profeta del tiki-taka e i discepoli, hanno vinto i secondi. Hanno vinto Iniesta, votato uomo del match, Messi, Busquets, e i nuovi fenomeni che si sono aggiunti negli ultimi anni: Neymar, Suarez e quel formidabile Rakitic che ha sbloccato la partita. Onore alla superiorità dei vincitori. Per il Barcellona è la quinta Champions della storia, una striscia iniziata nel 1992 contro la Samp, è proseguita fino a oggi. Soprattutto, ha vinto tutte le ultime quattro finali disputate: dopo quella persa con il Milan per troppa supponenza, anno 1994, gli spagnoli non hanno più sbagliato. Se gli Anni 60 furono quelli del Real, i 70 dell'Ajax e gli 80 e 90 del Milan, gli anni Duemila resteranno per sempre incisi come quelli del Barcellona. Con i gol di Suarez e Neymar, l'attacco di luis Enrique è arrivato a 122 reti nell'anno. Ma è anche la difesa meno battuta d'Europa. E allora? Allora deve restare per la Juventus l'orgoglio di essere arrivata sino in fondo alla manifestazione più grande e di avere realizzato in pochi mesi quello che non le riusciva da 12 anni, dai tempi di Manchester. Anche allora fu sconfitta. Il rapporto bianconero con la Coppa dalle grandi orecchie resta pessimo, purtroppo. Appena due vinte in otto tentativi, e tra queste va inserita quella che nessun tifoso vuole ricordare dell'Heysel. Ma non era questa la volta più facile, sono altre le finali in cui la Juventus arrivò da favorita e uscì sconfitta. Anzi, questa champions 2014-15 resta un successo per Madama. È tornata nel ristorante esclusivo d'Europa, ha portato a casa quasi 100 milioni di euro in più, che si tradurranno in un mercato utile per continuare a crescere e per riprovarci. Sperando di non trovare sempre i marziani sulla sua strada.

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