Champions League, Juve-Siviglia 2-0: decidono Morata e Zaza

I bianconeri ora sono soli in testa al girone

TORINO - Altro che Allegri, Potrebbe essere colpa di Allevi, quello dell’inno della Serie A che, a quanto pare ha una funzione voodoo sulla Juventus: basta mettere quello della Champions e i bianconeri si trasformano. Dopo il City, anche il Siviglia diventa l’occasione per una resurrezione notturna della squadra clamorosamente in fondo alla classifica del campionato, ma solidamente in testa a quella del girone di Coppa, con gli ottavi di finale virtualmente in tasca. E’ una Juventus perfino migliore rispetto a quella di Manchester, e non solo per l’inferiorità dell’avversario: la formazione manda segnali di solidità psicofisica mai arrivati quest’anno. Non rischia nulla nella fase difensiva, alla quale partecipano con determinazione anche gli attaccanti e costruisce con una certa continuità la manovra offensiva. Il meccanismo di gioco è quello che piace ad Allegri: possesso palla orizzontale, gestito con freddezza, e imbucata verticale alla prima occasione.

BRAVO SAMI - Khedira sorprende tutti (tranne Allegri che aveva annunciato ieri una sua grande partita): gioca in modo dinamico, dimostrando forma e coraggio. Recupera parecchi palloni, li smista in modo intelligente, si distingue anche per iniziative offensive brillanti e assist golosissimi. Barzagli, schierato terzino destro nel 4-3-3 dichiarato da Allegri alla vigilia, cambia il suo nome in Barzagli Alves sei rende protagonista perfino del cross vincente nel primo tempo. Dybala brilla (e corre come un matto), Pogba si sbatte, Morata è letale come un cobra.

CALMA - E’ tutto diverso dalle ultime partite dei bianconeri. Per carità, non è ancora la Juventus della scorsa stagione, ma assomiglia sempre di più a una squadra, ha un approccio alla gara effervescente e con il giusto piglio agonistico. Sulla via della guarigione? Forse. Ma anche Manchester aveva dato l’illusione della svolta. Serve continuità e una prestazione analoga anche con il Bologna, anzi serve un ulteriore passo avanti, magari confermando il più possibile la formazione, senza stravolgere per la decima volta l’assetto e dare certezze ai nuovi (così come ai vecchi).

MORATA LEAGUE - La Juventus parte forte, aggressiva, con Cuadrado incontenibile sulla destra e Dybala velocissimo nel verticalizzate i palloni che imposta Khedira, fin qui il regista più convincente di tutti quelli che si sono arrangiati nel ruolo che fu di Pirlo. Il tedesco gioca 80’ dimostrando condizione fisica buona, se non ottima, e regala equilibrio e tempismo alle giocate della Juvetus. E’ lui che offre a Dybala un pallone delizioso, dopo un altrettanto delizioso stop di petto a seguire, ma l’argentino fallisce il gol da due passi. L’assist decisivo lo confeziona Barzagli, che sulla destra riceve un pallone dell’inesauribile Cuadrado, cross in mezzo e incornata di Morata, al quinto gol consecutivo in Champions, settimo nelle ultime dodici di Champions League. E’ un’incornata alla Trezeguet, come simile a quelle del francese è la prestazione: mimetizzato nella zona offensiva, pronto a colpire senza pietà. Il gol chiude il tempo e permette alla Juventus di affrontare la ripresa con la calma che da sempre predica Allegri. 

ALTRA JUVE- Non è una ripresa esaltante. Alla Juve manca un rigore (fallo su Khedira), Dybala è vivacissimo e alla fine il gol del meritato 2-0 lo segna Zaza (entrato al posto di Morata) con un contropiede spettacolare a tre minuti dalla fine. Sì, in Europa è un’altra storia e un’altra Juve.

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