Champions League Juve, ecco l’euromentalità. Ora si parla di primo posto

Cos’è cambiato negli ultimi due anni in Champions: dai timori reverenziali all’assalto del primato nel girone
Champions League Juve, ecco l’euromentalità. Ora si parla di primo posto© EPA

TORINO - Bravo Claudio Marchisio, questo è parlare: Juventus di casa nell’Europa che conta, primo posto nel girone da perseguire con tutte le forze e nessuna tristanzuola e stiracchiata tentazione di scendere in campo con “il braccino”, giusto-giusto per difendere secondo posto nel girone e qualificazione... E’ questa la ricetta, l’unica ricetta, per poter davvero riuscire a consolidare un ruolo da protagonista in Champions League, per non lasciare che quanto di eccezionale fatto nella scorsa edizione del massimo torneo continentale svanisca gradualmente senza lasciar traccia alcuna, resti cioè un acuto isolato, un balzo fine a se stesso.

PRIMI PASSI - Del resto Antonio Conte - correva l’anno 2013 - aveva buon gioco, dopo la prepotente doppia affermazione del Bayern Monaco sul gruppo bianconero, a sottolineare quanta poca esperienza avesse la Juventus in ambito europeo. Juventus intesa come gruppo, ma anche come unione di singoli (buona parte di quell’organico era debuttante o poco più, in Chempions). E buon gioco aveva Conte a rimarcare più o meno lo stesso concetto l’anno successivo, dopo l’eliminazione subita dalla Juventus ai danni del Galatasaray nell’ultima partita del girone (in quell’infausto campo innevato e sconnesso della Turk Telekom Arena di Istanbul. Ma il punto è che, recrimina una volta, recrimina un’altra, alla fine le lezioni sembrano davvero esser state recepite dai bianconeri. Che peraltro, nel frattempo, hanno aggiunto presenze, esperienza, personalità in quantità industriali. Come, appunto, ha dimostrato la finale giocata a Berlino. E forse forse non è un caso che in questo campionato la Juventus stia faticando: inconsciamente, la priorità dei reduci di Berlino, è proprio quella di riscattare lo scotto d’una sconfitta in finale, sul più bello. E la possbilità di vincere il quinto scudetto consecutivo passa persino in secondo piano. Curiosità: sarà un caso che la Juventus abbia gli stessi punti in campionato - 21 - che aveva nella stagione 1995-96? La stagione conclusasi con la conquista della Champions League. 

MATURITÀ - Buffon, Chiellini, Bonucci, Barzagli, Marchisio, Pogba, Morata - vale a dire lo zoccolo duro della squadra - sono tutti elementi che, pur non essendo esattamente dei veterani (Buffon a parte), ora possono a buon diritto sentirsi a proprio agio in Champions League. Vuoi perché, dicevamo, di presenze ne hanno inanellate parecchie, vuoi perché - cosa ancor più importante - buona parte di quelle presenze le hanno collezionate insieme. Cementando il rapporto, rendendo collaudate le dinamiche, imparando a “prendersi” vicendevolmente nel miglior modo: c’è quello che infonde serenità, quello che carica, quello che dà punti di riferimento...

SUPERIORITÀ - Due, tre anni fa - di questi tempi - si sarebbe guardato alla partita di questa sera come a un’occasione per mettersi in mostra, per stupire, per provare a fare il colpaccio. E lo si sarebbe fatto, inutile nasconderlo, con un po’ di più o meno recondito timore reverenziale nei confronti, anzi al cospetto, del Mancheser City di turno. Ora, invece, i sentimenti, le sensazioni, gli stati d’animo sono all’opposto. La Juventus non s’appresta a sfidare il City con soddisfazione perché basterebbe un pareggio per ipotecare il passaggio del turno, ma addirittura con rabbia e rammarico: Buffon e compagni avrebbero voluto e dovuto esser loro al posto del City, in vetta al girone, e il modo in cui si sono beffardamente fatti fermare in casa dal Borussia Moenchengladbach irrita parecchio. Altro che timori reverenziali... Di più, Claudio Marchisio può anche permettersi di stuzzicare il City, ricordare che i Citizens storicamente non hanno mai fatto particolarmente bene in Champions League, sottolineare che non basta spender soldi per vincere trofei. Insomma, spiegare chiaro e tondo che alla Coppa dalle grandi orecchie non ci si avvicina grazie ai soldi, ma grazie alle motivazioni, alla determinazione, alla voglia di lottare.

SORTEGGI - Buffon e compagni vogliono dunque rimettere le cose a posto, dall’alto del loro status di vicecampioni in carica. Vogliono dimostrare, sul campo, questa nuova presa di coscienza nei mezzi e nelle potenzialità. Nonché, concretamente, vogliono provare a rendere quanto più possibile in discesa la strada verso i quarti di finale, cercando cioè - proprio in virtù del tanto ambito primo posto nel girone - di evitare le altre teste di serie. Ché è pur vero che nei sorteggi serve fortuna (lo scorso anno, ad esempio, non è stato così penalizzante chiudere al secondo posto), ma è comunque cosa buona e giusta andarsela a cercare, la fortuna...

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