Mendilibar, il mago di Coppa e l'Olympiakos sogna il trionfo

Cinque esoneri, quattro subentri e un’Europa League con il Siviglia. Chi è l’allenatore che vuole regalare la prima gioia europea al club greco
Mendilibar, il mago di Coppa e l'Olympiakos sogna il trionfo© Getty Images

L’eco del Villa Park è ancora forte e le sue vibrazioni si sentono fino ad Atene, sui gradini del Ge?rgios Karaiskak?s, lo stadio dell’Olympiakos intitolato all’eroe della guerra d’indipendenza greca. Lì, sul mare del Pireo, il prossimo 9 maggio i biancorossi giocheranno il ritorno contro l’Aston Villa di Unai Emery, sonoramente battuto 4-2 in casa; sulla carta una formalità, in campo vedremo. Se passeranno i greci sarà come la consegna di un testimone, tra chi ha vinto quattro Europa League – tre con il Siviglia e una con il Villarreal – e chi una sola, sempre con il Siviglia. Questa volta però c’è in ballo la finale di Conference e José Luis Mendilibar non si vuole lasciar sfuggire l’occasione di mettere nella sua personale bacheca un altro trofeo europeo. Lui che l’anno scorso ha messo nel sacco Jorge Jesus, Peter Bosz, Erik ten Hag, Massimiliano Allegri e José Mourinho, vincendo la Coppa ai rigori. 

Una carriera sottotono

Centrocampista cresciuto nell’Athletic Bilbao ha giocato in piccole squadre che frequentavano le serie inferiori spagnole. Da tecnico, poi, ha allenato più volte i bilbaini, partendo dalle giovanili, ma senza successo. Tra Real Valladolid, Osasuna, Levante, Eibar, Alavés e Siviglia ha messo insieme più di 500 panchine di Liga, ma a parte tre promozioni con Baskonia, Lanzarote e Real Valladolid, appunto, non ha mai vinto un trofeo, fino all’Europa League dell’anno scorso sulla panchina della squadra che ne ha conquistate sette in diciassette anni. Cinque esoneri, quattro subentri e la retrocessione con l’Eibar non ne fanno certo un tecnico ricercato ma, come ha scoperto il Siviglia l’anno scorso e l’Olympiakos questo, ha una grande capacità di virare la rotta in stagioni complicate. In entrambi i casi ha preso una squadra in corsa portandola oltre ogni aspettativa in Europa e cambiando il destino di un’intera stagione; vincere l’Europa League e conquistare la Champions, però, non gli è bastato per essere confermato. Questa volta, invece, è arrivato l’11 febbraio e dopo due mesi gli è stato rinnovato il contratto, scelta societaria che al momento pare particolarmente azzeccata. 

Il calcio è una cosa semplice

Mendilibar si è definito «un allenatore antimoderno», che non ama stare con il tablet sottobraccio o davanti al computer. In un colloquio con Del Bosque disse «Nel calcio la cosa migliore è renderlo il più semplice possibile. La cosa complicata è renderlo facile», che ricorda un po’ la frase di Johan Cruijff: «Giocare a calcio è semplice, ma giocare un calcio semplice è la cosa più difficile»; solo che siamo in un’epoca in cui non contano i principi ma chi li enuncia e lo stesso principio perde di valore se chi lo espone non è abbastanza cool per il ‘popolo della Rete’. E ancora: «Ho sempre detto che mi piacciono le cose semplici. Cerco di non complicare eccessivamente la materia per i giocatori. Cerco di farli sentire a proprio agio e da lì possiamo iniziare a migliorare». Ovviamente, potete immaginare i paragoni sprecati, sia con Allegri che Mourinho, i quali, però, la scorsa stagione sono rimasti al palo contro il ‘ragazzo’ di Zaldibar. Di sicuro non è uno di quei tecnici raccontati per il gioco espresso dalle squadre che allena, ma al grido ‘basta che funzioni’ sa dove mettere le mani e quali corde toccare perché i calciatori rispondano alle sue intuizioni. La gara del Villa Park resterà nella storia dell’Olympiakos e sicuramente anche in quella di Mendilibar. 

Pressing, velocità e fisico

José Luis Mendilibar predilige il 4-2-3-1, che in fase di possesso diventa un 3-2-4-1, con uno dei terzini che sale per aiutare il centrocampo nella manovra offensiva, e in fase di non possesso un 5-4-1, per fare muro dietro e lasciare la punta libera di scattare in contropiede. Un gioco che si base su tre elementi essenziali: velocità sulle fasce, pressing aggressivo e fisicità. Come quella di Ayoub El Kaabi, attaccante trentenne della nazionale marocchina, che contro l’Aston Villa si è portato a casa il pallone dopo la tripletta che ha messo in ginocchio i Claret and Blue. Il Siviglia è stato il suo primo ‘grande’ club e l’Olympiakos è il secondo, con i biancorossi spagnoli, al di là dell’esonero, ha lasciato il segno e vuole farlo anche questa volta. Prima, però, deve eliminare l’Aston Villa e poi affrontare all’Agia Sophia – lo stadio dell’AEK Atene – la vincente tra Bruges e Fiorentina. Giocando, di fatto, in casa, davanti ai propri tifosi. Un’occasione unica che Mendilibar non vuole lasciarsi sfuggire, consapevole, non da oggi, che la gloria e l’onta hanno confini labili.

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