Juve, pareva spacciata: a Firenze la svolta

La Juve va ko nell’andata della semifinale allo Stadium. Matri, Pereyra e Bonucci schiantano la Fiorentina: è finale
Juve, pareva spacciata: a Firenze la svolta© ANSA

TORINO - Undici gol segnati, tre subiti, lungo un filo conduttore inconfondibile: l’ascesa continua, nel solco di un rispetto del prestigio della Coppa Italia che va accrescendosi nel tempo. E’ lungo una strada non priva di ostacoli che la Juventus si conquista il diritto a giocarsi la Decima: che non avrà certamente il fascino della Champions League sollevata dagli ancelottiani del Real Madrid un anno fa, però la prospettiva di vedere una stella d’argento cucita sulla casacca bianconera ravviva il mito, la leggenda, l’epopea, di una squadra mai sazia di vittorie, per costituzione naturale. Verona, Parma, Fiorentina: passa sui loro... corpi la Juve schiacciasassi che non molla neppure le briciole, la squadra che Massimiliano Allegri ha saputo plasmare poggiandosi sulle solide basi della creatura ricostruita da Antonio Conte. Tre successi e una sconfitta, quella bruciante rimediata contro i viola allo Stadium: lì dove i toscani sembravano tanti Valentino Rossi scattanti sul circuito torinese, mentre i bianconeri apparivano tremebondi. Ma la rimonta di Firenze spalanca le porte dell’ultimo atto, in programma questa sera nel “teatro” dell’Olimpico romano contro la Lazio.

PRIMA PUNTATA - La Coppa Italia, per la Juve alla ricerca del decimo trionfo nella sua storia, si apre il 15 gennaio. L’avversario è il Verona di Andrea Mandorlini che, in casa, da neopromossa aveva fatto tremare i bianconeri la stagione passata e ora cerca le chiavi per l’impresa. Mai simile intenzione si sarebbe rivelata più vana, con tanto di replay regalato alla folla in festa allo Stadium tre giorni dopo: in due incroci fra Coppa e campionato, i veneti incassano 10 gol e ringraziano anche il destino che ispira la Juventus a non insistere ulteriormente nell’omicidio sportivo perfetto. Il 6-1 che va a compiersi quel giovedì sera, espellendo i gialloblù dalla contesa, è frutto di una prova magistrale dei padroni di casa, ma pure di quell’effetto sonnifero che sovente colpisce lo sparring partner che si sente battuto ancor prima di giocarsela. La storia ricalcherebbe quella di un set tennistico (il punteggio la dice lunga...) se non fosse che la gara è ad eliminazione diretta e la rivincita agli sconfitti non è concessa. Sebastian Giovinco, prima di salutare i compagni e approdare al Toronto, si congeda con una doppietta nell’arco di un solo tempo, stradominato dalla Juve. Fra i due squilli della Formica Atomica s’inserisce il guizzo di Roberto Pereyra, mentre nella ripresa il gol della bandiera siglato da Nenè non conterà nulla rispetto alle magie di Paul Pogba, Alvaro Morata (su rigore, evento raro) e perfino Kingsley Coman, il francesino tutto pepe alle prese col primo anno di apprendistato bianconero. Allegri opera un turnover non totale, ma insomma, lascia in panchina Gigi Buffon, concedendo la passerella anche a gente scafata del calibro di Stephan Lichtsteiner, Leonardo Bonucci, Claudio Marchisio. I 39 mila dello Stadium urlano gioiosi: stavolta la Juve fa sul serio nella Copp(ett)a Italia spesso snobbata nelle precedenti gestioni, vent’anni dopo l’ultimo trionfo sul Parma.

SECONDA PUNTATA - Il 28 gennaio gli ottavi lasciano campo libero ai quarti, con i tricolori che vanno a far visita al Parma, sempre in turno unico. Strana serata, al Tardini, dove la regola dell’alternanza premia, in qualità di titolari, le novità Giorgio Chiellini e Arturo Vidal, mentre Marco Storari - su tutti - figura tra gli intoccabili della competizione. I campioni procedono a singhiozzo, la manovra rallenta dinanzi alla muraglia eretta da Roberto Donadoni ed è lo stesso Guerriero cileno a distinguersi nel ruolo di peggiore sul prato emiliano. Dopo 76 minuti di lento peregrinare a caccia della giocata determinante, Allegri inserisce Morata per Coman. E sul volto delle stelle inizia a rilucere un sorriso dipinto di bianco e nero: lo spagnolo cambia totalmente l’andazzo del match, infondendo chili di coraggio all’intera squadra. Fernando Llorente, al solito abile nel difendere il pallone in una selva di avversari, indovina l’assist giusto, indirizzando il pallone nell’unico pertugio lasciato incustodito dai parmensi. L’ex Real è lì, pronto a sfiorare la sfera quel tanto che basta per battere il già juventino Antonio Mirante. E’ goduria vera, sincera, genuina, sotto lo spicchio riservato al popolo bianconero che così scaccia il pensiero dei tempi supplementari.

TERZA PUNTATA - Terza puntata Nel bel mezzo di una lotta scudetto sempre meno avvincente, perché da tempo i pluricampioni d’Italia avevano scavato un burrone rispetto a una concorrenza col fiato corto, il 5 marzo la Fiorentina di Vincenzo Montella sbanca lo Stadium. Il 2-1 si consuma grazie a una doppietta dell’egiziano Mohamed Salah che prima si sciroppa tre quarti di campo, bevendosi Simone Padoin in un amen, e scarica un destro imprendibile sul palo lontano, poi approfitta di una delle tante distrazioni di una Juve spenta globalmente e beffa ancora Storari. Llorente griffa il provvisorio 1-1 con un colpo di testa che spedisce il pallone a schioccare un bacio sul secondo palo, col neojuventino Neto incolpevole osservatore. E’ la terza volta in altrettanti match di Coppa Italia in cui i bianconeri si schierano col 4-3- 3 e un tridente offensivo fatto di riserve (come Simone Pepe) e talentini da far sbocciare (vedi Coman). Stavolta i cambi non servono: nel finale entra persino Carlitos Tevez. Ma la storia non finisce qui. Quarta puntata Il 7 aprile, con la Juventus avanzante pure in Champions dopo aver fatto fuori il Borussia Dortmund, il corso degli eventi cambia direzione. Nella serata in cui la Fiorentina crede fermamente nell’eliminazione degli storici rivali, tanto più all’interno del catino ribollente degli oltre 30 mila cuori viola, i campioni d’Italia (stavolta schierati col 4-3-1-2) sfoderano la prestazione migliore, il cui ricordo sarebbe stato presto accostato a quello di altri successi in trasferta, decisivi per la trionfale stagione dei torinesi (Lazio, Napoli, la stessa Dortmund). Alessandro Matri dà un senso alla sua mezza stagione rivissuta in bianconero, Pereyra (fra i migliori assieme a Marchisio) concede il bis, Bonucci replica il rito dello «sciacquatevi la bocca» che tanto solletica l’entusiasmo della piazza juventina. E’ finale di Coppa Italia, nel ricordo del meraviglioso anno di grazia 1995.

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