Dilettanti - «Garantite una casa per i nostri ragazzi»

Le società in coro segnalano le criticità legate agli impianti e puntano il dito contro le amministrazioni. Capricci: «Bandi scaduti nel 2010». Porta: «Il Comune? Un ostacolo»
Dilettanti - «Garantite una casa per i nostri ragazzi»© Foto LaPresse

Garantire una  casa ai nostri ragazzi. Che, tradotto in termini meno poetici e più pragmatici, significa risolvere le tante criticità che attualmente affliggono l'impiantistica sportiva. Questo il monito che le società dilettantistiche hanno voluto lanciare in coro nel corso del primo forum promosso proprio per portare a galla le difficoltà nelle quali quotidianamente si imbattono. A farsi simbolicamente portavoce per l'intero movimento sono stati Luigi Riccetti, presidente del Cenisia, Pier Giorgio Perona, presidente del Borgaro, Luca Padovano, d.g. del Pont Donnaz Hone Arnad, Bruno Olivieri e Silvano Russo, vice presidente e d.g. della Pro Settimo & Eureka, Massimo Capricci e Pier Giorgio Trombini, presidente e d.g. del Barcanova, Ottavio Porta, presidente del Pozzomaina, Angelo Frau, presidente del Cit Turin, e l'esperto legale del Chieri Calcio, Davide Mollica. 

 

Torino, un caso spinoso 

Uno, in particolare, il nodo emerso nel corso della tavola rotonda: il mancato rinnovo dei bandi per la gestione degli impianti. Uno, di conseguenza, l'interlocutore contro cui è stato puntato il dito: il Comune di Torino. «Il nostro bando in via Occimiano è scaduto nel 2010 – prende la parola per primo Trombini –. Vorremmo operare diversi interventi, dato che l'amministrazione non ne ha mai fatti in questi anni, ma non abbiamo alcuna garanzia sulla gestione futura della struttura». Sulla stessa lunghezza d'onda Porta: «Per smuovere la situazione ho dovuto compiere opere di mia iniziativa poi regolarizzate. L'unico vantaggio dell'impianto di via Monte Ortigara è che non è di competenza del Comune bensì della Circoscrizione, quindi basta l'avviso d'interesse». E rincara la dose con esplicito riferimento all'ormai ex assessore allo sport comunale, Stefano Gallo: «Si è sempre rivelato un ostacolo, con lui ho combattuto lunghe battaglie in merito alla Legge Bolkenstein per la concessione pluriennale dei campi sintetici a Torino». Che sono ben trenta e «rappresentano un vero e proprio patrimonio per questa città, nessuna altra può vantare numeri come questi – tiene a sottolineare Frau –. Ma l'amministrazione dovrà mostrare una nuova sensibilità politica, altrimenti saremo destinati tutti a chiudere». Chiude Mollica: «Bisogna tornare agli anni Duemila, quando le concessioni duravano 15 anni e le società erano motivate a fare interventi di tasca propria».

 

Fuori dal capoluogo 

La panoramica si sposta poi alla cintura di Torino, con l'esempio portato dalla Pro Settimo. «La nostra problematica principale – ha spiegato Olivieri – è legata al fatto di avere 24 squadre e soltanto due campi in erba. Ma l'Amministrazione non ne vuole sapere di un sintetico». L'isola felice, allora, è la Valle d'Aosta. «Dalle nostre parti abbiamo più campi che squadre – interviene Padovano –. Addirittura noi a Pont Saint Martin disponiamo di tre terreni di gioco per un centinaio di ragazzi tesserati».

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