TORINO - Inevitabile anche se troppo spesso defilato, adeguato anche in un calcio ormai votato sempre più all’immagine. L’arte del gregario nascosta in un amuleto, che i tifosi chiamano Simone Padoin. Il jolly lascerà ufficialmente la Juventus per legarsi al Cagliari. Lo farà dopo quattro stagioni e mezzo e dopo aver conquistato con i colori della Vecchia Signora ben cinque scudetti, due Coppe Italia e tre Supercoppe Italiane. L’umiltà e lo spirito di sacrificio che caratterizzano la sua persona lo hanno collocato di diritto sul piedistallo degli idoli, sempre pronto a dare il suo contributo quando chiamato in causa e mai con una parola fuori posto. Gioca in ogni dove perché quando il rispetto dai, il rispetto torna. Lo abbiamo visto a destra, a sinistra, a inizio anno anche davanti alla difesa. Il tuttofare voluto da Conte, il futuro allenatore profetizzato da Allegri. Il nobile scudiero che fa della semplicità la sua forza, non facendoti scivolare nel calderone dell’indifferenza. «Che ci frega di Ronaldo, noi abbiamo Padoin» cantava lo Stadium al suo ingresso. Sa di non essere il migliore e forse, proprio per questo, umanamente lo è.