Italia, Trapattoni: «Germania come Merkel, vuole dominare e ci soffre»

L'ex ct azzurro sui quarti di Euro 2016: «Sfida non scontata, vinciamo noi ai supplementari»
Italia, Trapattoni: «Germania come Merkel, vuole dominare e ci soffre»© ANSA

MONTPELLIER (Francia) - Il telefono di Giovanni Trapattoni in queste ore squilla di continuo, prefisso zero zero quattro nove. «Sono i miei amici tedeschi, non è scortesia se non rispondo: cosa gli dico, una bugia? Che la Germania è fortissima e l'Italia è spacciata? Dovrei dire la verità, che per me finisce un'altra volta ai supplementari e rivinciamo noi...Ma per loro mettere insieme Italia, supplementari, sconfitta è davvero uno choc. Tutto è nato da Messico '70». Ex ct della nazionale italiana e 'idolo’ calcistico tra i tedeschi, sin dai giorni dei successi col Bayern e della sua mitica conferenza su Strunz, il Trap - come lo chiamano anche in Baviera - prova a giocare sulla lavagna dei suoi ricordi e della sua esperienza questa Italia-Germania. E spiega, al telefono con l'Ansa, perché ha tanta fiducia negli azzurri, per i quarti di Euro 2016.

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IL PARAGONE - «Ci amano e ci ammirano, ma ci soffrono anche, questo è innegabile. Il perché è chiaro: nella loro mentalità c'è un'idea di 'Deutschland' nel mondo, un'idea dominante: fanno parte dell'Europa, ma loro sono 'Deutschland'. È come la Merkel: con tutto il rispetto per la Bundeskanzlerin, la sua voglia di supremazia è evidente. Si sentono sempre fortissimi, poi arriviamo noi, piccoli, sempre polemici, con tanti peccati ma alla fine geniali. E li mettiamo in crisi».

L'OPINIONE - Nell'album dei ricordi, l'Italia-Germania più vivo è proprio quello di Messico '70, la 'partita del secolo’ come recita una targa fuori dall'Atzeca. «Sarà pure stata bellissima, per noi italiani e per gli amanti del calcio, ma per loro davvero no: ve lo assicuro, non l'hanno mai digerita, la sofferenza quando ci incontrano nasce tutta da lì. Soffrono ancora quello smacco, me lo chiedevano spesso quando ero a Monaco», ricorda Trap che quel 17 giugno di 46 anni fa seguiva gli azzurri come tutti i tifosi in Italia. «Ora la Germania è davvero una potenza calcistica», prosegue Trapattoni con una virata sul presente condita del suo sano e italianissimo realismo. «Ma dire che oggi il divario è incolmabile per me non ha senso. La nazionale di Conte ha dimostrato davvero, come dice lui, di essere squadra e non selezione: ma avete visto come corrono in tre a recuperare i palloni quando un loro compagno lo perde? In sfide così, la condizione psico-fisica conta tantissimo». Loew d'altra parte «conosce alla perfezione l'Italia, i sui punti deboli, e ci teme. Perché sa che partite così si vincono per un dettaglio. E noi nel genere siamo maestri».

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