Euro 2016, segreti Azzurri: a turno si fa il discorso prepartita

Tra riti propiziatori e discorsi motivazionali. I segreti dell'Italia di Conte
Euro 2016, segreti Azzurri: a turno si fa il discorso prepartita© www.imagephotoagency.it

MONTPELLIER (FRANCIA) - Non serve una particolare arte oratoria ma, per dirla con De Sciglio, basta "parlare con il cuore". Tra i tanti piccoli segreti delle vittorie azzurre, emergono ora le figure dei motivatori azzurri. Un giocatore prima di ogni partita, nei minuti che precedono l'adrenalina pura dell'ingresso in campo, interrompe il sacro silenzio dello spogliatoio con un breve discorso. Nella nazionale 'ugualitaria' di Conte, il tecnico parla ("e si sente, eccome"), durante la settimana per martellare i suoi con le lezioni tattiche, lo studio dei punti deboli dell'avversario, le grida in campo per ogni posizione sbagliata. Poi fa il suo discorso alla squadra prima che tutti si chiudano nel loro stanzone, divisi anche dallo staff tecnico.

DISCORSO DI UN GIOCATORE - Ma in quel quarto d'ora dentro le mura chiuse a tutti, prima che il vice allenatore cominci a fare il countdown dell'ingresso in campo, no: la parola va a un giocatore, e non per forza deve essere un veterano o un 'titolare'. Può anche essere il più giovane. «Io non l'ho ancora fatto - dice De Sciglio, 24 anni pieni di timidezza - ma magari succede. Non c'è una regola, parla chi se la sente. E dice quel che gli viene dal cuore. Io direi: ragazzi, dobbiamo credere in noi stessi, anche oggi che c'è la Germania campione del mondo. Dobbiamo metterci il cuore, dobbiamo dare tutto quello che abbiamo dentro».


RITI - Riti 'preparatori', scaramantici o motivazionali che siano, hanno contraddistinto tutte le nazionali, soprattutto quelle con lo spirito vincente. Nel 2000, i giocatori vedevano 'Febbre da cavallo' sul bus che li portava allo stadio, sempre lo stesso film prima di ogni partita. E in quello stesso Europeo nacque l'abitudine di abbracciarsi all'inno, copyright di Albertini e Conte, allora giocatore in campo. Nel 2006, invece, prima delle partite Cannavaro alzava il gagliardetto da portare in campo sulla testa di 'Spazzolino', compianto magazziniere azzurro, e gli altri 22 giocatori in circolo intonavano un coro di incitamento per l'Italia. Ma c'era un rito anche di chiusura: sul pullman di ritorno in ritiro, Materazzi metteva cassette rock a tutto volume. Ancora nel 2012, un piccolo rito propiziatorio vedeva protagonista il preparatore Venturati, anche lui messo in 'mezzò al gruppone di 23 azzurri.

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I MOTIVATORI AZZURRI - Quello di questa Italia è invece un modo, nato dall'interno di un gruppo che "non soffre invidie" e non ha "primedonne" da sopportare, per rafforzare i vincoli oltre che per motivare: tutti hanno diritti di parola, tutti hanno qualcosa dentro per accendere la scintilla del 'fuoco' evocato dal ct. Il quale ha accettato di buon grado la scelta del piccolo rito, notando come al contrario di altri tornei (gli ultimi mondiali, ad esempio) non si vede più alcun azzurro scendere dal pullman allo stadio con le cuffie in testa. Il trucco usato da molti per isolarsi qui non ha senso: ci si isola in 23, ci si motiva tutti insieme. Che a parlare sia Buffon - cui peraltro è stato invece riservato il ruolo di conferenza stampa ufficiale prepartita: cinque su cinque, con quella di domani a Bordeaux - o l'ultimo degli arrivati. Motivatori azzurri.

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