Golden Boy 2021: targa Vittorio Pozzo a Luis Enrique

ll ct della Spagna ha stoppato l’imbattibilità da record dell’Italia di Mancini e spento le polemiche dei suoi dopo la sconfitta in finale di Nations League
Golden Boy 2021: targa Vittorio Pozzo a Luis Enrique© EPA

Resta per sempre nella storia chi stabilisce un record. Nel famoso Guinness dei primati. A maggior ragione se si tratta di una lunghissima, pluriennale striscia d’imbattibilità. In tutti gli sport. Ma alla fine, poi, viene ricordato di più colui che riesce a infrangere il primato in questione. Tipo l’americano Michael Johnson che nel 1996 superò il mitico record mondiale di Mennea sui 200 metri piani “vecchio” di 17 anni o il “fulmine” giamaicano Usain Bolt il quale, a sua volta, “cancellò” lo stesso Johnson nel 2008. Nel calcio si rammenta ancor oggi, in Italia soprattutto, il nome del “carneade” haitiano Emmanuel Sanon, capace di spezzare ai Mondiali tedeschi del 1974 il formidabile record d’imbattibilità di Dino Zoff con la Nazionale azzurra che durava da 1143’. E proprio la scorsa estate durante Euro 2020 l’austro-serbo Sasha Kalajdzic ha messo fine alla nuova striscia azzurra battendo “Gigio” Donnarumma dopo 1168’ d’imbattibilità.

Doppio Torres, Mancio ko

Ma c’è chi ha fatto qualcosa di ancor più clamoroso a livello numerico. Nella semifinale di Nations League dello scorso 6 ottobre a San Siro, la Spagna del ct Luis Enrique detto “Lucho” (vittoria 2-1, doppietta di Ferran Torres) ha messo fine al record mondiale assoluto d’imbattibilità detenuto dall’Ital-Mancini, una serie di 37 gare di fila senza sconfitta (28 successi, 9 pari) durata tre lunghi anni che era cominciata il 10 ottobre 2018 a Genova nell’amichevole pareggiata 1-1 con l’Ucraina di mister Shevchenko dopo il ko subìto un mese esatto prima contro il Portogallo a Lisbona (1-0, gol dell’ex rossonero André Silva) nella precedente edizione della Nations League. Nemmeno i commissari tecnici “mondialisti” Enzo Bearzot e Marcello Lippi erano arrivati a tanto. Gli “Enrique’s Boys” hanno stoppato a quota 37 gli azzurri i quali, comunque, avevano già scavalcato a livello mondiale il Brasile (36 partite) e a livello continentale la Spagna (35).

Pozzo, unico bi-mondiale

Per questo primo motivo la targa “Vittorio Pozzo” 2021 va al condottiero asturiano delle “Furie Rosse” che ha infranto la serie della “Invincibile Armata” targata “Mancio”. Un riconoscimento, lo ricordiamo, dedicato alla memoria dell’unico allenatore nella storia dei Mondiali FIFA ad aver alzato due volte al cielo l’allora denominata Coppa Jules Rimet (1934 a Roma e 1938 a Parigi) rappresentata da una vittoria alata. Pozzo – torinese come la Juve, il Toro, la Mole, la Fiat e Tuttosport – nella sua straordinaria carriera di allenatore conquistò anche i Giochi Olimpici di Berlino 1936 (in quell’epoca non era proverbialmente facile sconfiggere la Nazionale di casa con la svastica... ) nonché due Coppe Internazionali. E fino allo scorso 21 giugno detenne pure il primato d’imbattibilità alla guida tecnica dell’Italia con una striscia di 30 partite.

“Lucho" grande signore

Il secondo motivo è legato alla straordinaria signorilità mostrata da Luis Enrique tanto dopo la sconfitta ai rigori contro gli azzurri nella semifinale di Euro 2020 quanto (e ancora di più) al termine dell’incandescente finale dell’ultima Nations League lo scorso 10 ottobre contro la Francia a Milano. Rossi in vantaggio con Oyarzabal al 19’ del secondo tempo, poi raggiunti e superati in meno di un quarto d’ora dal duo blu Benzema-Mbappé con la Coppa che finisce nelle mani di Deschamps. Ma i giocatori spagnoli non ci stanno e attaccano duramente l’arbitro inglese Anthony Taylor reo di aver concesso alla stella del PSG un rete in netto fuorigioco. Vola qualche parola di troppo nel tunnel e la “bagarre” prosegue negli spogliatoi. Per fortuna il 51enne selezionatore nativo di Gijón (che il 29 agosto 2019 aveva perso l’adorata figlioletta Xanita di 9 anni, colpita da un terribile osteosarcoma) è in prima linea nel sedare gli animi “survoltati” dei suoi e nel riportare rispetto, civiltà e correttezza. Compito arduo perché i cellulari dei giocatori, immediatamente riaccesi una volta rientrati nello stanzone, erano stracolmi di messaggi in cui la maggioranza degli opinionisti televisivi parlava senza mezza misura di “scandalo”, “vergogna”, “furto” da parte del direttore di gara e del VAR. Ma l’ex tecnico giallorosso aveva subito capito tutto: Mbappé era sì in fuorigioco sul lancio di Theo Hernandez tuttavia il tocco sul pallone del difensore Eric Garcia l’aveva automaticamente rimesso in posizione regolare secondo le nuove regole.

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