Nazionale, Conte: «Nessun problema con la Juve»

Il ct azzurro risponde ad Agnelli: «Io permaloso? Il presidente è stato fin troppo buono perché sono molto permaloso... Ho chiesto una mano perché il 40% dei convocati in Nazionale, nei club non è titolare. Io sono uno che alza la voce, anche se so che a volte si prendono le bastonate»
MILANO - E’ soddisfatto Antonio Conte, nonostante Benitez non si sia presentato, Garcia abbia mandato il vice Bompard e Roberto Mancini abbia spedito in Lega Giulio Nuciari. Assenti anche Zeman causa allenamento (ma il Cagliari gioca giovedì e c’è un problema logistico) e Sarri, tra i big l’unico a essersi presentato è stato Filippo Inzaghi che, è risaputo, è un buon amico dell’Antonio. Nei prossimi giorni - tra l’altro - dopo aver anato un viaggio in Inghilterra, il commissario tecnico sarà a Parma, Sassuolo e Cesena per le sue visite pastorali. All’appello mancherà quindi soltanto la Juventus che ieri si è presentata con Massimiliano Allegri («Come è andata? Bene - ha scherzato - buon Natale e mangiate poco panettone») e con l’ad Beppe Marotta. «Con la Juve non ci sono stati problemi particolari, ieri ho rivisto presidente, direttore e tanti giocatori: con loro ho condiviso tre anni straordinari - le parole del ct - Agnelli mi ha definito permaloso? Il presidente è stato fin troppo buono perché sono molto permaloso... Nel nuovo anno andremo anche a Vinovo. Con gli allenatori abbiamo parlato di alcune situazioni per avere un rapporto più continuo e diretto per avere un feedback a 360°, ho chiesto una mano perché il 40% dei convocati è in panchina, magari, una volta finita la partita, chi non gioca potrebbe fare un’integrazione di lavoro: se uno è nel giro della Nazionale, deve avere un amor proprio per farsi trovare in piena forma quando viene chiamato. Abbiamo iniziato un percorso ed è molto importante essersi confrontati. Stage? Eventualmente se ne farà uno, probabilmente tra il 9 e l’11 febbraio da lunedì a mercoledì pomeriggio».

Serie A, inizio anticipato? Tavecchio però sulle assenze ha estratto uno spillone («Chi non c’è ha sempre torto»): «C’è chi mi ha contattato direttamente e chi ha avvertito in anticipo, assolutamente non c’è nessun problema. Con i colleghi piuttosto abbiamo convenuto sulla necessità di parlare anche ai presidenti. Questo appuntamento tra allenatori deve essere istituzionalizzato per una-due volte all’anno. Se c’è qualche problema e qualche fastidio, così può essere risolto. Abbiamo parlato delle difficoltà: nelle ultime tre convocazioni su 23, otto-dieci giocatori non sono titolari nelle proprie squadre. Adesso la Nazionale sta diventando la vetrina per i club e questo è allarmante. Se mi fido delle promesse che mi hanno fatto gli altri allenatori? Nessuno me ne ha fatte, né io volevo che fossero fatte. Ho cercato di rinsaldare i rapporti con loro e ho ascoltato gli appunti che mi sono stati fatti. Ho inoltre prospettato la possibilità, a fine campionato, di vedere se convocare i giocatori per due-tre giorni in più, abbiamo analizzato l’eventualità di anticipare l’inizio della serie A l’anno prossimo per anticipare pure la fine in vista della qualificazione agli Europei. A Genova mi sono sentito in dovere di dire quello che pensavo, io prendo il vento in faccia senza problemi e so che, chi alza la voce, alla fine, qualche bastonata la prende sempre. Se alleno troppo i giocatori in Nazionali? Cerco di riprodurre l’intensità della partita, ma è difficile farli lavorare seriamente in quei 7-8 giorni. Dimissioni? Io ho preso un impegno con il popolo e i tifosi italiani, è un impegno che mi responsabilizza talmente tanto che non ci penso nemmeno: sono illazioni». E giù una risata.


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