Buffon e Zoff, destini paralleli

Un invisibile filo azzurro lega l’uno all’altro Dino Zoff e Gianluigi Buffon. Il primo, autentico Mito vivente del calcio mondiale, ieri ha festeggiato i 76 anni e, quando ne aveva quaranta, è stato capace di vincere il mondiale in Spagna. Il secondo, di anni ne ha appena fatti quaranta e continua a essere l’epigono più degno del Grande Friulano, tanto che Di Biagio ne ha annunciato il ritorno in Nazionale per le amichevoli di fine marzo con l’Argentina e l’Inghilterra
Buffon e Zoff, destini paralleli

Un invisibile filo azzurro lega l’uno all’altro Dino Zoff e Gianluigi Buffon. Il primo, autentico Mito vivente del calcio mondiale, ieri ha festeggiato i 76 anni e, quando ne aveva quaranta, è stato capace di vincere il mondiale in Spagna. Il secondo, di anni ne ha appena fatti quaranta e continua a essere l’epigono più degno del Grande Friulano, tanto che Di Biagio ne ha annunciato il ritorno in Nazionale per le amichevoli di fine marzo con l’Argentina e l’Inghilterra.

Non l’avesse mai fatto. Subito il neo ct si è beccato le critiche dei dopoisti, quelli che, a furia di pensare sempre al dopo, ignorano le ragioni del presente, cancellano il passato, sputano sentenze sui social convinti che il congiuntivo sia una malattia dell’occhio, inguaribili e sgrammaticati somari. Come se per gli scemi del villaggio globale, Buffon non fosse più degno di indossare la maglia azzurra dopo averne portate addirittura 175. Come se, in un delicato momento di transizione qual è questo che l’Italia sta vivendo, ancora rintronata dal disastro di Ventura, la Nazionale non avesse più che mai bisogno della classe, dell’esperienza e dell’attaccamento alla causa del capitano bianconero. L’invisibile filo azzurro che lega Buffon a Zoff ci riporta al mondiale ’78, quando, dopo i gol presi da Brandts e Haan, Dino finì sotto accusa. Brandts segnò con un tiro da venticinque metri, Haan da trentacinque. Gianni Brera prese una cantonata colossale: scrisse che a Zoff mancavano le diottrie e che avrebbe fatto meglio a ritirarsi. Al Numero Uno si accodarono scalzacani e mezze calzette: Zoff? Troppo vecchio per continuare a difendere la porta della Nazionale, ha i riflessi appannati, si tolga dai piedi. Dino incassò senza mollare di un centimetro. Quattro anni più tardi, in Spagna, dimostrò di vederci molto bene, bloccando sulla linea di porta il pallone copito da Oscar nella semifinale con il Brasile. Anche Buffon è stato invitato da qualcuno a ritirarsi, già cinque anni fa. Ricordate ciò che disse Franz Beckenbauer? Era il 3 aprile 2013, quarto di finale di Champions League, Bayern-Juve 2-0. «Buffon? E’ un pensionato. Alaba gli ha segnato da 120 metri», infierì il Kaiser. Che prese un abbaglio grosso come una casa. Come i guai cui è andato incontro il 14 ottobre 2015, quando è stato messo sotto indagine dalla Fifa per essersi rifiutato di collaborare con il comitato etico nell’indagine riguardante l’assegnazione dei mondiali 2018 alla Russia e del 2022 al Qatar. Ma questo è un altro discorso. La verità è che, sino a quando Buffon dimostrerà sul campo di essere Buffon, nessuno gli toglierà il posto in azzurro. E Di Biagio ha fatto bene a richiamarlo. Il futuro è di Donnarumma, ma il presente è di Gigi. Siamo in buone mani.

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