Nazionale, Di Biagio: «Balotelli? Non è chiusura totale»

Il commissario tecnico pro tempore a Coverciano: «Il mio futuro? Ora non è priorità. Sfrutterò al massimo questa occasione»
Nazionale, Di Biagio: «Balotelli? Non è chiusura totale»© ANSA

FIRENZE - Luigi “Gigi” Di Biagio, lei è alla prima conferenza stampa da ct della Nazionale maggiore. In preparazione di due amichevoli per nulla banali a prescindere dagli avversari: conterà soprattutto il risultato, anche a titolo personale? «Intanto soffermiamoci sulla prima e non su tutte e due le gare. Il risultato sì, ma conseguenza di quello che faremo in campo, Primo obiettivo è giocare bene e imporre il nostro modo. Se se ne giocano bene 10, otto le vinci. Poi a nessuno piace perdere: ma deve essere una conseguenza».

Cosa significa, per lei, giocare bene al calcio per lei?
«Significa avere coraggio, andare a offendere gli avversari a prescindere da quali saranno gli avversari. Pressare alti, non avere paura di affrontare top player, avere equilibri. Io dovrò trasmettere questo».

Perché Balotelli è a casa?
«Il perché ve l'ho già spiegato. I numeri sono molto importanti, sopratutto per gli attaccanti, ma poi devono essere conditi da prestazioni fatte in un certo modo. Io ho guardato, valutato e deciso. Ho pensato che per il bene mio e della squadra le scelte siano le migliori. Ma non è nessuna chiusura totale: continuerò a seguirlo. I comportamenti non c'entrano nulla: io guardo campo e prestazione».

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Buffon ha detto che è qui per responsabilità e per aggregare?
«Gigi è qui  per aggregare, ma anche per giocare. Per aiutarmi e dare un valore aggiunto dentro e fuori dal campo. Giocherà uno o due volte lo vedremo. Poi quello che si scrive non è un problema. Faccio quello che mi sento e rispetto a quello che vedo. Non mi posso far condizionare. Lui dovrebbe giocare ma poi ci sono portieri fortissimi dietro a lui. Anche Donnarumma, non si può decidere da una prestazione singola: li ho avuti tutti, anche Perin. Li conosco bene e li ho visti crescere. Quando non ci sarà più Buffon Donnarumma e Perin si giocheranno il posto».

Sono amichevoli decisive anche per lei?
«Non è importante perché io sono un uomo federale, lavoro qui da otto anni e ho accettato questa opportunità. Ci sono altri problemi: rilanciare la squadra, ricreare entusiasmo e passione. Poi in cuor mio cerco di mettere in difficoltà. Ambizione e realtà sono i miei punti cardinali».

Come ci si approccia a un gruppo che ha fallito un così grande obiettivo?
«Li ho visti tutti crescere questi ragazzi... Bisogna guardare oltre la delusione, ripartire in maniera immediata perché il passato non cambia. Dobbiamo ripartire».

Ha percepito qualcosa tra i ragazzi per il dramma di Astori?
«Mancava qualcosa, manca… Io non ho frequentato Davide come loro, ma l'ho conosciuto nei raduni e mi è bastato per capire chi fosse. C'è qualcosa di strano, ma stiamo cercando di normalizzare altrimenti diventa devastante. E non è semplice (alle 15, prima dell'allenamento, è stato celebrato un ricordo in palestra tra i giocatori. Contro l'Argentina si osserverà un minuto di silenzio e la Nazionale giocherà con una magli celebrativa e il lutto al braccio, ndr)».

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Tra le Nazionali in cui giocavate voi (Costacurta è seduto al suo fianco) e questa c'è un bel gap...
«I nostri tempi sono lontani, c'è un gap cui bisogna rimediare. Non siamo ai livelli delle più forti ma neppure delle peggiori. Se abbiamo pazienza si potrà ripartire. Ci sono giovani in crescita».

Manca, però, come nelle tradizioni vincenti della Nazionale, un gruppo di club che costituisca lo zoccolo duro: un problema in più? 
«Può darsi che manchi, ma vedo un gruppo coeso, ragazzi affiatati. Ma voi vedete il risultato finale e ci sono cose che io non condivido. Dobbiamo ridare fiducia».

Verratti ha detto: “Di Biagio gioca il calcio che piace a me”. Che significa?
«Non so, forse perché lo ha avuto anche in Under 20 e si identifica in questo modo di fare la gara. Può darsi che abbia visto le nostre Under e si riconosca. Io sono convinto che potrà diventare importantissimo. Per me può dare di più al di là del fatto che venga giudicato in maniera severa perché ci i aspetta di più. E' uno dei maggiori talenti del nostro calcio e ha le possibilità di dare di più. Può giocare sia vertice basso che interno se giochiamo a tre. Poi dipende molto da quali sono gli altri centrocampisti. Anche con Jorginho? Sì, ma dipendono gli equilibri giusti».

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Ha avuto la tentazione di convocare più “giovani sorprese” o ha prevalso il realismo in relazione agli avversari da affrontare?
«Primo: non devo portare i giovani per farmi applaudire dall'opinione pubblica. Secondo,  non devo creare problemi all'Under 21. Tutti quelli che sono qui è perché mi servono e non per fare il 31esimo».

Quanto mancherà Chiellini?
«Il suo infortunio non ci voleva, è innegabile. Ma l'importante è averne undici da mandare in campo, altrimenti potrei dire Romagnoli o Caldara. Ma non deve e non dovrà essere un problema».

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FIRENZE - Luigi “Gigi” Di Biagio, lei è alla prima conferenza stampa da ct della Nazionale maggiore. In preparazione di due amichevoli per nulla banali a prescindere dagli avversari: conterà soprattutto il risultato, anche a titolo personale? «Intanto soffermiamoci sulla prima e non su tutte e due le gare. Il risultato sì, ma conseguenza di quello che faremo in campo, Primo obiettivo è giocare bene e imporre il nostro modo. Se se ne giocano bene 10, otto le vinci. Poi a nessuno piace perdere: ma deve essere una conseguenza».

Cosa significa, per lei, giocare bene al calcio per lei?
«Significa avere coraggio, andare a offendere gli avversari a prescindere da quali saranno gli avversari. Pressare alti, non avere paura di affrontare top player, avere equilibri. Io dovrò trasmettere questo».

Perché Balotelli è a casa?
«Il perché ve l'ho già spiegato. I numeri sono molto importanti, sopratutto per gli attaccanti, ma poi devono essere conditi da prestazioni fatte in un certo modo. Io ho guardato, valutato e deciso. Ho pensato che per il bene mio e della squadra le scelte siano le migliori. Ma non è nessuna chiusura totale: continuerò a seguirlo. I comportamenti non c'entrano nulla: io guardo campo e prestazione».

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