Buffon, 20 anni di Nazionale: «Il regalo più bello»

Il 29 ottobre del 1997 l'esordio in maglia azzurra nello spareggio Mondiale in Russia: «Un sogno avere rappresentato così a lungo la mia nazione»
Buffon, 20 anni di Nazionale: «Il regalo più bello»© www.imagephotoagency.it

TORINO - Gianluigi Buffon e la Nazionale, un matrimonio che dura da vent'anni. Il 29 ottobre del 1997 il portiere della Juventus esordì con l'Italia nell'andata degli spareggi qualificazione in Russia: da quel giorno in poi 173 presenze e una Coppa del mondo alzata al cielo. «I 20 anni in Nazionale sono il regalo più bello che mi ha fatto la vita - ha detto Buffon durante l'intervista al sito ufficiale della Nazionale, VivoAzzurro - me lo sono meritato sicuramente, l'ho voluto e non è stato facile indubbiamente perché stare tutto questo tempo a porsi sempre obiettivi di non mollare. Il sogno e l'idea di poter rappresentare la mia nazione, sentire per 20 anni l'inno prima di entrare in gara, emozionare per quello e con quello, avere avuto la fortuna di avere vinto un Mondiale e avere dato ai nostri cittadini e sportivi una gioia così grande vale una vita. Non ho mai voluto sposare delle cause nelle quali non credevo o utilitaristiche. Ho sempre fatto delle scelte cercando di dare importanza ai sentimenti, al sentirsi parte integrante di un gruppo, poter rappresentare qualcosa. L'Italia, come la Juventus e il Parma, per me sono stati questo: mi hanno insegnato un modo di vivere, io ho cercato di fare il meglio e battermi con tutte le mie forze per fare sì che il nostro progetto potesse raggiungere i risultati migliori. Ogni tanto ci sono riuscito, ogni tanto no». 

MOMENTI - Buffon scegli i sei momenti più belli vissuti con la maglia azzurra: «I sei momenti più importanti? Il primo è l'esordio in Russia, una serata con la neve, il campo fangoso, le peggiori condizioni per poter fare l'esordio: ci stavamo giocando il Mondiale di Francia 1998. Sono entrato e dopo cinque minuti ho dovuto fare una parata importante e difficile. Le motivazioni e la testa a volte sono più importanti della condizione fisica. Il secondo momento? Italia-Paraguay del 1998, forse la seconda partita che ho fatto in Nazionale. Ero subentrato nel secondo tempo, a Parma: penso di avere fatto una delle parate più belle della mia carriera. Il terzo momento è la parata su Zidane nella finale dei Mondiali del 2006, una parata plastica e scenografica nonostante io non sia un portiere con queste caratteristiche. Se avessimo preso gol in quella occasione, ai supplementari, probabilmente non saremmo riusciti a ribaltare la situazione. Il quarto momento è la partita con la Repubblica Ceca nel 2013, le 136 presenze e il record eguagliato di Fabio Cannavaro. Il quinto è una figuraccia, l'esultanza dopo la vittoria con il Belgio agli ultimi Europei: aggrappandomi alla traversa, non si sono accorto che era bagnata e quindi è mancata la presa; sono caduto in maniera goffa, dando una culata incredibile, ma la gioia e l'adrenalina per quella vittoria era talmente elevata che ho avuto una buona reattività nel rialzarmi e nel rassicurare tutti che non era nulla di grave. Il sesto momento è quello delle mille partite da professionista, celebrate in Italia-Albania. È un traguardo del quale vado orgoglioso, probabilmente quando avrò smesso di giocare sarà qualcosa che mi emozionerà».

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