Riva, 70 anni di un mito. Cera: «Rifiutò la Juve»

Domani è il compleanno del bomber che ha segnato il calcio italiano. Il compagno Cera: «Giocatore formidabile, leader in campo e fuori. Disse no ai bianconeri perché riteneva la sua valutazione mostruosa»
TORINO - Settanta anni da leone ferito. Gigi Riva non parlava mai a caso, oggi si defila nei giorni in cui si celebra il compleanno di uno dei più grandi attaccanti italiani. Impressionanti le medie: 164 gol in 315 partite con il Cagliari, 35 in 42 con l’Italia, di cui resta bomber principe e - temiamo - inarrivabile. Cagliari, la sua isola, la sua casa, dove si è rifugiato. La Nazionale la sua seconda pelle, team manager per oltre vent’anni: l’uomo cui affidare i casi più complicati (Antonio Cassano, giusto per fare un nome), solo il cielo sa quanto avrebbe aiutato nell’ultimo disastroso Mondiale. Per lui parla una storia straordinaria, per lui parlano i compagni di un’avventura irripetibile. Quella del Cagliari campione nel 1970, che svela a una nazione intera l’esistenza della Sardegna. «Raggiungere Cagliari era un’impresa mezzo secolo fa», ricorda Pierluigi Cera. Di quella squadra, era capitano e leader della difesa, arrivato controvoglia nel 1964. Come Riva un anno prima: «Cagliari appena promosso, stavo a Verona. Mi dicevano: vai all’Olimpiade, torni a novembre, starai là pochi mesi. Invece non andiamo a Tokyo perché professionisti: subito a Cagliari». Martiradonna c’era già, Greatti con Riva nel 1963. Quindi gli altri, con Manlio Scopigno in panchina: «La società aveva una grossa mano da Angelo Moratti, per questioni politiche ed economiche legate alla Saras (raffineria con sede a Sarroch, ndr). Altri soldi li metteva il Credito industriale sardo. La società aveva buone disponibilità, poteva permettersi investimenti impossibili ad altri: Albertosi e Brugnera nel 1968, Domenghini e Gori nel 1969, ma non è che si aspirasse a grandi traguardi». C’era però un certo Riva...: «All’inizio stava all’ala, poi si è accentrato ed è esploso. Non si trattava di allenatori, di Silvestri o Scopigno: Gigi è Gigi, e basta».

GOL SPETTACOLARI - Il Cagliari si accomoda ai piani alti, Riva segna gol strepitosi: «Per me resta unica la rovesciata di Vicenza (18 gennaio 1970, ndr), dove vinciamo 2-1 con una sua doppietta. Un’acrobazia strampalata e irripetibile: prende palla in cielo e la piazza all’incrocio. Poi il gol di testa alla Germania Est a Napoli, giorno del mio debutto in azzurro (22 novembre 1969, ndr): un tuffo favoloso». Nell’anno del titolo, fondamentale la doppietta in casa Juventus, il 15 marzo 1970. E’ il 2-2 con cui il Cagliari spicca il volo: «Un solo protagonista: l’arbitro Lo Bello. Prima concede un rigore indescrivibile a loro: tira Haller, Albertosi para, fa ribattere ma Ricky non si era mosso. Dopo dà un rigore a noi, neppure questo c’era, e Gigi fa 2-2. Dico di tutto a Lo Bello, prendo tre giornate di squalifica. Un problema, solo avevamo 16 giocatori in rosa».

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