TORINO - Ok, la benzina è davvero finita. Niente drammi, il Toro ha costruito una stagione comunque strepitosa: molto molto e molto oltre il valore dell'organico. Il Genoa ha dimostrato più voglia, più gamba, più qualità tecnica (parecchia). E, per tenere vivo l’obiettivo europeo, ha preso a pallate un avversario scollegato, disordinato, esaurito (come se lo sforzo per vincere il derby avesse aspirato fin l'anima da dentro i giocatori granata). La sconfitta non fa una piega e chiude le speranze di qualificazione europea del Torino. Vengono ovviamente in mente i troppi punti sprecati, le vittorie sfiorate e mancante per errori sottoporta o distrazioni. Un peccato che fa rodere, pensando alla prossima stagione, quando dare continuità alla presenza nelle Coppe avrebbe rappresentato il primo passo di una nuova crescita. Tuttavia è inutile rimestare quel che è stato, molto più importante pensare a quel che sarà. L'aver finito la benzina dà la prima, chiarissima e inequivocabile indicazione: non ne è stata “comprata” abbastanza. La coperta granata era ed è corta, malgrado i miracoli venturiani. Pochi e non sufficientemente adeguati i ricambi, sia nel numero sia nelle caratteristiche tecniche e tattiche. Adesso, questo finale malinconico (e brutto, oggettivamente troppo brutto) di un'annata rock potrebbe avere un'utilità: far riflettere e programmare meglio la società. Giacché il Toro può continuare a crescere, nella prossima stagione, anche senza l'Europa. Tutto dipende dal programma, dalle ambizioni, dalla capacità di fare mercato e di costruire un organico più completo e forte di questo, con meno scommesse (ricordiamo che alcune sono risultate clamorosamente perdenti) e maggiori certezze. Occorrono programmazione, idee, coraggio, risorse e – soprattutto - volontà. Niente di che, la solita roba.
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