La vendetta del Sarri rifiutato

Il "Cartellino rosso" di Vittorio Feltri sulle pagine di Tuttosport
La vendetta del Sarri rifiutato© ANSA

TORINO - Nel ruolo di profeti non abbiamo futuro e neanche un presente. Alcune settimane fa avevamo previsto la resurrezione delle milanesi, dopo anni che navigavano nella più tetra mediocrità. Il nostro ottimismo era corroborato dal primato in classifica dell’Inter e da qualche esibizione incoraggiante del Milan. Siamo stati presto sbugiardati. In otto giorni gli spettatori di San Siro hanno avuto il piacere di assistere alla segnatura di ben nove gol, otto dei quali però realizzati dalle squadre ospiti. La Fiorentina ne ha rifilati quattro (subendone uno solo) ai nerazzurri; altrettanti palloni ha sbattuto il Napoli nella porta rossonera con una facilità irrisoria. Non sono mancati né lo spettacolo né la rabbia dei tifosi locali, annichiliti quanto i loro giocatori davanti allo strapotere tecnico-muscolare degli avversari. A memoria d’uomo non era mai successo che le squadre meneghine venissero umiliate nel modo descritto, sotterrate da otto cazzottoni in una settimana nello stadio di casa, considerato la Scala del calcio patrio. Un disastro che simboleggia una decadenza inarrestabile? La speranza è l’ultima a morire e, per ora, è agonizzante. Delle due squadre metropolitane, sta peggio quella della famiglia Berlusconi che, pure, nei bei tempi andati le aveva assicurato trionfi e gloria nazionale e internazionale. Attualmente gli atleti milanisti vagano smarriti sul campo di gioco, sembrano dei convalescenti che gironzolano in pigiama e ciabatte nei giardini dell’ospedale, e ogni tanto si accendono una sigaretta per combattere la noia e la nostalgia della buona salute.

La sensazione che si ricava osservando i milionari milanisti in attività è che siano afflitti da un male oscuro, addirittura da una maledizione che li induce alla rassegnazione. A tratti danno sui nervi, in altri momenti suscitano un sentimento che assomiglia alla pena. Il mercato estivo, assai oneroso, ci aveva ingannato. Ci eravamo detti: finalmente il Cavaliere si è deciso a finanziare la riscossa. L’ingaggio di Mihajlovic era stato salutato con entusiasmo dal popolo rossonero, persuaso che costui avrebbe raddrizzato la baracca demolita dal povero Pippo Inzaghi (e precedessori). Illusioni. Alla prova dei fatti il Milan dei sogni si è rivelato molle come una scamorza, perfino più moscio di quello dello scorso anno che, a parità di gare disputate, in questo frangente di campionato aveva totalizzato in graduatoria 5 punti di più. Occorre rammentare che inizialmente Silvio Berlusconi era intenzionato ad assumere Sarri, poi lo scartò perché lo infastidiva il suo abbigliamento (la tuta di lavoro) e le sue simpatie politiche non certo orientate a destra. Quasi che vi fosse attinenza tra l’ideologia e la pedata. In ogni caso, Sarri un posto lo ha trovato al Napoli, lo stesso che ha inflitto una lezione di calcio all’équipe affidata a Miha. Scherzi del destino che notoriamente si diverte a sfottere chi lo sottovaluta. L’allenatore serbo adesso è frastornato, non sa a quale santo votarsi. Se oltre a perdere le partite, perde anche la fiducia, «salutame ’a soreta». Quanto all’Inter, a Genova contro la Samp ha rischiato la seconda goleada consecutiva per la durata di 70 minuti. Poi si è ripresa a ha sfiorato il vantaggio. Se non altro ha dimostrato carattere. Che però non le basterà per essere all’altezza delle proprie eccessive ambizioni.

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