Io alleno così. Donadoni in campo: «Corner-gol? Eccolo»

L'allenatore del Bologna: «Tante partite dieci contro dieci: e poi grazie al drone...»

BOLOGNA - A Casteldebole, quartier generale del Bologna, soffia un vento fastidioso. Tutt’altro che un dettaglio: Roberto Donadoni e i suoi collaboratori spesso e volentieri amano filmare gli allenamenti sfruttando la visuale dall’alto di un drone. Accompagniamo il tecnico rossoblù sul campo per una breve ispezione. Un piccolo antipasto prima della lunga chiacchierata su temi tattici, tecnici, di gestione del gruppo. Un vero corso d’aggiornamento, un po’ come era successo nella prima puntata di “Io alleno così” con Eusebio Di Francesco. Donadoni è accompagnato dal fidato Luca Gotti, che è molto più che un vice: è una delle sue braccia operative assieme a Mario Bortolazzi, Renato Olive, Giovanni Andreini e Luca Bucci. Lo staff è uno dei punti di forza. «A livello gestionale – sottolinea Donadoni – non mi definirei un Ferguson semplicemente dodici occhi vedono meglio di due. Passiamo molto tempo insieme, io e miei collaboratori: lo scambio di idee è continuo».

Tanto tempo lo trascorrete anche al campo: le sedute doppie capitano anche due volte a settimana.

«Lo scopo non è quello di stressare i giocatori facendoli stare tutto il giorno al campo. L’idea, al contrario, è quella di diluire il lavoro su un arco temporale maggiore, in modo tale da permettere una più facile assimilazione dei concetti. Di solito, quando c’è il doppio, i ragazzi arrivano alle 9.30 e vanno via alle 16.30. Diciamo che ci sono lavori peggiori... (risata)».

Quale tipo di calcio predilige?

«Dipende molto dal materiale umano che mi trovo a disposizione. Mi piace dare un’impronta, alla mia squadra. E soprattutto preferisco ragionare sui miei giocatori piuttosto che sull’avversario».

E’ un concetto che traduce anche negli allenamenti, ad esempio nella analisi video?

«Gotti, il mio vice, ogni volta prepara il video della nostra partita, una sintesi di 15’. Mentre Bortolazzi e Olive si occupano di quello degli avversari». Si inserisce Gotti: «Il primo giorno partiamo studiando sempre la nostra partita, mentre quello degli avversari lo osserviamo prima della rifinitura e neanche sempre».

Come avviene l’analisi?

«Ci sono volte in cui analizziamo gli errori e altre nelle quali preferiamo concentrarci solo sui lati positivi. Dipende dalle situazioni e dai risultati. Esempi? Ai tempi del Parma, viste le difficoltà ambientali, sorvolavamo sulle leggerezze e sulle sbavature».

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