Serie A Juventus su, Inter giù: come 10 anni fa…

Nel 2006 scoppiava Calciopoli: i bianconeri sono risorti, i nerazzurri sono tornati alle “crisi”
Serie A, ecco 10 cose da sapere prima di Juventus-Inter

TORINO - Oggi Luciano Moggi fa il giornalista, ha sempre un numero imprecisato di cellulari, ma non risultano chiamate ai designatori arbitrali. E nemmeno da parte di Beppe Marotta che di cellulare ne ha uno. Eppure la Juventus sta dominando il calcio italiano da quattro anni e affronta la partita con l’Inter di questa sera in testa al campionato che potrebbe essere il quinto consecutivo. L’Inter viene da un sesto, un nono, un quinto, un ottavo posto e vive una stagione controversa, dopo un’ottima partenza e una crisi che ha quasi vanificato i sogni scudetto. Più o meno come dieci anni fa, quando la Juventus di Capello andava a vincere il suo secondo scudetto consecutivo, suggellando un dominio brutale, costruito con una squadra mostruosa che alla fine di quella stagione produsse otto giocatori nella finale del Mondiale di Germania, vinto dall’Italia, con sei juventini nella rosa.

MERITO DI MOGGI? - Ma alla fine la giustizia sportiva disse che la Juventus aveva vinto quei campionati perché c’era Moggi che telefonava ai designatori (come Giacinto Facchetti, presidente dell’Inter, come Adriano Galliani che lo faceva per interposta persona, come la quasi totalità dei dirigenti di quel periodo). Quello che è successo lo sanno tutti e ognuno ha, giustamente, elaborato una sua teoria e un suo giudizio. Al netto delle opinioni, tuttavia, è interessante constatare a dieci anni di distanza il ristabilimento di quell’equilibrio che la vicenda di Calciopoli aveva disintegrato. La Juventus è riemersa dalla Serie B, ha faticato, ma ha saputo riorganizzarsi, rielaborando in chiave moderna la rigorosa managerialità che aveva costruito il ciclo del periodo 1994-2006, ed è tornata a vincere. Quattro scudetti, una Coppa Italia, tre Supercoppe e quella finale di Berlino che ha riportato il club ancora ai vertici d’Europa, dodici anni dopo la finale del 2003. La Juventus è tornata esattamente dov’era prima. E’ stato un processo lungo e, per i milioni di tifosi, anche sofferto, ma ha restituito vecchie abitudini e sentimenti conosciuti al suo popolo. Il che fa pensare a quel concetto, scientificamente un po’ bislacco, ma giornalisticamente affascinante di DNA bianconero. E’ una questione di mentalità, perché le vittorie della Juventus nascono prima in sede, poi in campo. E se una volta il ritornello era «la Juve vince perché c’è Moggi che compra gli arbitri», oggi che Moggi non c’è, il motivetto risulta stonato, il verso monco del suo soggetto.

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