Torino e Atalanta, non si vince con le plusvalenze

Il "cartellino rosso" dedicato al campionato
Torino e Atalanta, non si vince con le plusvalenze© /AGENZIA ALDO LIVERANI Sas

TORINO - Ogni campionato riserva delle sorprese positive e negative. Quello in corso, benché appena cominciato, indica che alcune società hanno commesso errori più o meno gravi e altre, accusate di aver fatto poco o nulla per migliorare, in realtà hanno consolidato il proprio patrimonio umano e stanno andando forte. In proposito, un esempio: il Chievo non ha comprato nessuno eppure grazie anche alla pregevole guida tecnica di Maran fa faville, 7 punti in classifica. Mentre il Torino, pur disponendo di giocatori di buon livello, dà l’impressione di rendere al di sotto delle sue possibilità causa l’improvvisazione che ha caratterizzato le operazioni di vendita e di acquisto. La stessa analisi calza a pennello a riguardo dell’Atalanta. Entrambi questi club ricchi di tradizione pare che puntino soltanto a realizzare plusvalenze, trascurando l’esigenza di mandare in campo formazioni competitive in grado di incrementare l’affettività delle rispettive tifoserie.

Evidentemente i dirigenti sono bravi nel tenere d’occhio i bilanci e non danno gran peso ai risultati sportivi. Una politica che sul breve rende in termini finanziari, ma che alla lunga penalizza gli umori e gli amori del pubblico. Il Toro, volendo sintetizzare brutalmente, quando non può schierare Belotti per vari motivi, diventa un bue che non riesce a segnare nemmeno a tressette. La difesa traballa, il centrocampo non sa se guardare indietro o davanti e i punti non arrivano o arrivano col contagocce. Può darsi, e ce lo auguriamo, che i problemi granata siano temporanei, ma al presente suscitano notevoli preoccupazioni.

Quanto ai nerazzurri bergamaschi, si capisce che è venuto meno il manico, cioè Percassi padre, preso dalle proprie aziende floride e assente nel settore calcistico. Ergo l’Atalanta è un’ammucchiata male assortita di atleti agli ordini di Gasperini, il quale nel giro di qualche partita è riuscito a far rimpiangere Reja, dando alla squadra un modulo di gioco supponente e non adatto alle qualità di chi poi lo interpreta: la cosiddetta difesa a tre è perforabile come il burro, tanto è vero che detiene per ora il record di gol subiti, 10 addirittura. Una tragedia.

Gasperini è convinto di avere in mano l’Inter e non ricorda che proprio all’Inter durò cinque giornate soltanto. Se va avanti così, gli toccherà fuggire da Bergamo molto presto. E non esclusivamente per colpa sua. L’Atalanta in un biennio ha ceduto Baselli, Zappacosta, Grassi (ora rientrato in prestito quale panchinaro), De Roon, Cigarini, Morales, Denis e perfino Borriello, protagonista dell’ultima salvezza a suon di gol, al quale è stato preferito Pinilla, medesimo ingaggio e zero marcature, quando il moroso di Belen passato al Cagliari gratis è già a quota 4.

Questa è la radiografia di due momentanei fallimenti che, se il vento non cambia, porterà le squadre di cui ci siamo occupati sull’orlo della Serie B. Facciamo gli scongiuri, ammesso che bastino.

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