Basta casi Milik! Serve un calendario che divida la stagione dei club e delle nazionali

Il calendario attuale è obsoleto: quasi tutti gli sport dividono il periodo dedicato ai club da quello delle nazionali. Ci guadagnerebbero tutti, a partire dai tifosi...
Basta casi Milik! Serve un calendario che divida la stagione dei club e delle nazionali© Bartoletti

TORINO - L’infortunio di Milik poche ore dopo quello di Montolivo riporta d’attualità il problema della convivenza fra nazionali e squadre di club. Il nodo resta il calendario, costruito in modo astruso e soprattutto obsoleto, figlio di un calcio che non esiste più. Interrompere i campionati e le competizioni internazionali per club, inserendo delle partite di varia natura (qualificazioni o amichevoli) delle nazionali è una prerogativa quasi esclusiva del calcio che non riesce a convincersi della più banale delle soluzioni: dividere la stagione in modo netto, da una parte i mesi per i club, dall’altra quelli per le nazionali. Ci guadagnerebbero tutti, a partire dai tifosi sempre meno appassionati alle partite delle nazionali affogate in mezzo alla stagione, ma sempre pronti ad appassionarsi alle grandi competizioni internazionali.


LA PROPOSTA - La soluzione? Una stagione per club dal 1° di agosto al 15 di aprile, per un totale di 37 settimane e, quindi, 50/55 date utili per giocare, considerando anche una breve pausa natalizia. Dal 15 di aprile al 30 giugno spazio alle nazionali, più di 70 giorni utili per organizzare raduni e giocare circa 15/16 partite: negli anni pari si continuerebbero a disputare Europei o Mondiali, negli anni dispari qualificazioni agli Europei o ai Mondiali (che potrebbero essere dei minitornei come accade in molti sport) o Confederations Cup. In questo modo la stagione dei club filerebbe liscia, senza che le emozioni vengano interrotte e senza che una nazionale possa influenzare la stagione di un club con infortuni come quello di Milik. E le nazionali, nei due mesi e mezzo a loro disposizione, riuscirebbero ad avere molta più attenzione mediatica (quindi, per esempio, a vendere meglio i diritti delle qualificazioni o prendere più soldi dagli sponsor) e a suscitare più entusiasmo nei tifosi. Troppo difficile?

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