Atalanta: Gagliardini e i suoi fratelli

Quanti talenti: il centrocampista dell'Inter simbolo della scuola bergamasca
Atalanta: Gagliardini e i suoi fratelli© ANSA

TORINO - Roberto Gagliardini è l’esempio più recente e concreto della continua vitalità del vivaio atalantino. Passato nel gennaio scorso dai nerazzurri bergamaschi all’Inter, è uno dei testimonial della campagna Sky #nuovoinizio, ma soprattutto è uno dei giovani su cui più si accentrano le speranze di rilancio del calcio italiano. La scuola atalantina è stata importante per la crescita professionale nel mestiere in cui si è immaginato da sempre, come ha raccontato nella registrazione dello Spot per la campagna Sky: «È stato il mio sogno fin da piccolo. Quindi, il calciatore è sempre quello che ho voluto fare e, sinceramente, non ho mai pensato a fare altri lavori. Io ho i miei genitori che sono insegnanti, quindi, forse, avrei continuato a studiare, università e, poi, avrei cercato qualche lavoro di quel tipo, in quel settore». La sua università, invece, è stata Zingonia dove si studia per diventare campioni. Prima di lui ci erano passati, in ordine sparso, Scirea e Donadoni, Morfeo, Inzaghi e tanti altri. Poi i Montolivo e i Bonaventura. Ora lui, con Caldara che già scalda i motori per la Juventus. Ma dietro di loro il ricambio continuo non si esaurisce e nuovi talenti sbocciano. Lo stesso Bergomi, che li aveva visti crescere quando allenava la Berretti dell’Atalanta, non ha dubbi sul futuro di alcuni elementi del ‘99: «Segnatevi i nomi di Bastoni - non a caso già bloccato dall’Inter - e poi Melegoni, Capone, Mallamò e Dal Prato». Alcuni di Loro, come lo stesso capone e Latte Lath, sono già in ballo con i professionisti (al Pescara) mentre in primavera si mettono in luce giovani non solo italiani: quelli che Costanzi e i suoi scout scoprono in giro per il mondo. Segnatevi il nome di Dejan Kulusevski, attaccante macedone di cui si dice un gran bene. Oppure quello di Musa Barrow, attaccante del Gambia di grandissimo talento. E se vi serve un portiere c’è chi è pronto a scommettere su Marco Carnesecchi.
Hanno una strada tracciata, ma prima di tutto non dovranno deragliare da quella della crescita personale: «L’imperativo è sviluppare una progressione calcistica, didattica e umana nel modo più coerente possibile - spiega Costanzi - Non vogliamo inventare niente, né far pensare a chissà cosa di fantastico e neppure creare illusioni nei ragazzi e nei genitori. Ci vuole equilibrio emotivo, e con le famiglie, per restare con i piedi per terra. E’ come a scuola: si parte tutti insieme poi qualcuno arriva a fare il ragioniere, qualcuno l’ingegnere, e così via».

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