Grande Toro a San Siro! Mette paura all'Inter: 1-1

Strepitosa prestazione degli uomini di Mihajlovic, che legge perfettamente la partita. Dopo il gol di Iago, i nerazzurri dei record pareggiano solo a 11 minuti dalla fine
Grande Toro a San Siro! Mette paura all'Inter: 1-1© LaPresse

MILANO - Grande Toro, gigantesco, sorprendente, fin stupefacente. Uno a uno a Milano contro l’Inter dei record, con i nerazzurri che trovano il pari solo a 11’ dalla fine, con Eder, dopo che Iago aveva portato in vantaggio i granata, al 15’ della ripresa. Spalletti non si immaginava un Toro così. Così tatticamente equilibrato, così attento, così feroce, così carico e coraggioso, saggio e insieme garibaldino. La miglior prova stagionale dei granata, davvero guariti, evidentemente, dopo le delusioni delle scorse settimane. Il tifoso granata può essere davvero orgoglioso di questa rinascita, sia nello spirito sia nel gioco. Mihajlovic ha preparato benissimo la partita, e ha dimostrato una volta di più di avere lo spogliatoio non solo in mano, ma anche decisamente dalla sua parte, dopo gli scompensi post derby. E, tatticamente, il ritorno al 4-3-3 è a dir poco benedetto: come volevasi dimostrare. Per l’Inter, una battuta d’arresto sulla strada dei record, ma rendendo onore ai granata. Basti dire che il Toro ha provato ad annusare l’aria del gol persino dopo l’1 a 1, in contropiede...      

SORPRESA BURDISSO - C’è Obi e non Acquah, ma soprattutto c’è Burdisso, alla prima col Toro (non giocava dal 21 maggio, col Genoa, penultima di campionato, proprio contro i granata). Mihajlovic in extremis ha preferito puntare sulla personalità e le motivazioni dell’ex gloria interista, più che su Moretti. E così, con il nigeriano e l’argentino, Ljajic e Ansaldi, la truppa di ex nerazzurri sale a 4. Per il resto: rientra Rincon dopo la squalifica, esce Valdifiori e viene confermato il 4-3-3 salvifico rispolverato col Cagliari. Senza sorprese invece l’Inter, con Spalletti che conferma la stessa formazione per la 5ª partita di fila, imperniata sul 4-2-3-1, con Borja Valero a fare da ago magnetico dei movimenti tra centrocampo e trequarti.

BELLA SFIDA - La sfida è subito bella, all’inizio soprattutto per merito dell’Inter, subito protesa in attacco e pericolosa con Icardi (per un nulla non arriva su un cross di Candreva: scena che si ripeterà altre volte, durante l’incontro). Ma poi, pian piano, il Toro esce dal guscio, alza il baricentro, spinge indietro i nerazzurri, trova in Rincon in mezzo al campo e in Burdisso in difesa (con N’Koulou) dei baluardi a tratti fin straordinari, tra Borja Valero e Icardi. La personalità, l’esperienza il carattere non sono dettagli. Il centrocampo a 3 dà maggior protezione ed equilibrio tattico, Iago e Ljajic si sbattono anche nel contenimento, Ansaldi talora soffre Candreva ma spinge parecchio, e Baselli (più libero di inserirsi, con due mediani al fianco) si rende ripetutamente pericoloso, dal limite (già al 14’: botta parata a fatica da Handanovic; poteva angolar meglio, però...). Il Toro tiene botta, tiene testa con una prova di sacrificio, carattere e coraggio, anche se i nerazzurri, con la qualità che hanno, originano attacchi a folate che a tratti fanno barcollare la muraglia granata, ma non crollare. Anche perché in porta c’è Sirigu, decisivo non solo su un tiro di Vecino: gran tuffo e colpo di reni per la deviazione in angolo su un colpo di testa ravvicinato di Skriniar, al 38’ (e, prima e dopo, altri salvataggi in extremis sono firmati da De Silvestri e Burdisso, su conclusioni a botta sicura di Icardi e Candreva, dal limite). Al 45’, il Toro sfiora persino il vantaggio: ancora con Baselli, di testa, sul secondo palo, su cross di Ansaldi (palla che esce d’un niente).    

LA PRIMA MORALE - La morale del primo tempo parla di un’Inter vicina al gol in diverse occasioni, sporadicamente anche padrona del pressing, ma incapace di trovare il guizzo decisivo. E, globalmente, irretita dalla doppia fase dei granata, finalmente tutti sul pezzo, e con una ferocia agonistica fin inedita, in questa stagione, tra raddoppi, tackle aggressivi e ripartenze appuntite. Belotti e Ljajic, come Iago, sono stramarcati e hanno poche chance per colpire, ma anche sull’altro versante l’Inter nei primi 45’ ha mostrato poca fantasia offensiva, se si eccettuano gli inserimenti di Candreva e Vecino e i movimenti di Icardi. La bella sorpresa, insomma, è questo Toro saggio ma anche garibaldino, più che la potente Inter.    

CHE EMOZIONI - Ma la ripresa è ancor più bella, vibrante, emozionante, tosta. E di alto livello. Perché Spalletti ordina l’assalto totale, fin dall’inizio, e Vecino di testa obbliga subito Sirigu a un tuffo provvidenziale. Ma anche a questo giro il Toro non si disunisce, non perde la calma, i tempi, le marcature, l’equilibrio. In una parola: non crolla. Anche Belotti, col cranio, impegna Handanovic, e così la partita comincia a proporre occasioni e ripartenze su ambo i fronti. Al 13’ Obi devia in tuffo l’ennesima botta dal limite di Icardi, e pare un mezzo miracolo. Due minuti dopo, il Toro passa. A conferma della tonicità fisica e mentale della squadra, oltreché tattica, De Silvestri serve bene Iago, che si accentra dalla destra, brucia Miranda e infila con una saetta chirurgica sul primo palo. Quinto gol in campionato per lo spagnolo. Una splendida rete, a conferma di quanto fin qui scritto, sulla prova del Toro. Spalletti la vede grigia, perché i granata coprono bene quando non hanno la palla, chiudono ogni varco. E, in più, Icardi spreca male un’occasione in area con un tiro altissimo.

RIMPIANTO OBI - Ma è soprattutto il Toro a sfiorare il gol, di nuovo: punizione (un corner ravvicinato, in pratica) di Ljajic e testa di Obi clamorosamente fuori, da due passi. Rimpianto grande, enorme, visto come finirà poi la partita. Spalletti cambia, inserisce prima Eder (per Gagliardini) e poi anche Brozovic (per Nagatomo), arrivando a un 3-4-1-2, che spesso diventa anche un 3-2-3-2, nel forcing totale (con Eder vicino a Icardi e Brozovic trequartista). I granata cercano il contropiede letale con Belotti, ma per non scoprirsi troppo evitano di sbilanciarsi. E alla fine la pressione potente dei nerazzurri, unita alla qualità di un’azione perfetta, porta all’1 a 1: 34’, Perisic, cross,  assist dorato di Icardi ed Eder da due passi la spinge dentro (1° gol in campionato per lui). Il finale è sofferenza e orgoglio, in casa granata. L’Inter tenta il sorpasso in extremis, Vecino al 43’ colpisce con un missile da lontano una traversa pazzesca, ma i granata hanno il merito (anche con Niang, al posto di Iago) di cercare le ripartenze, evitando di farsi schiacciare definitivamente. E il pareggio finale, contro questa Inter così forte e in forma, è un trionfo, persino.   

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