Inter smarrita e Spalletti non ha colpe

La diagnosi è giusta: sfiducia. Ma la terapia ancora non c'è
Inter smarrita e Spalletti non ha colpe© Inter via Getty Images

L’Inter si è sciolta, sembra liquida, inconsistente, vaga per il campo in cerca di un gioco smarrito o che forse non ha mai avuto. Nessuno capisce perché si sia ridotta così dopo un inizio travolgente, durante il quale aveva messo sotto le avversarie, issandosi in vetta alla classifica e rimanendovi a lungo. I critici pensavano che si trattasse di una squadra competitiva e destinata a combattere fino in fondo per la conquista dello scudetto. Viceversa al termine del girone di andata i nerazzurri hanno ceduto di schianto rivelando limiti di rendimento preoccupanti. Le ragioni del flop non sono chiare, forse indecifrabili. La formazione, se si leggono i nomi dei calciatori, è buona benché non all’altezza del Napoli e della Juve, però non ingrana e si sfalda nel cor- so della partita, correndo a vuoto e senza costrutto. Dispiace assistere a uno sfascio simile che promette di concludersi con l’ennesimo fallimento di una gloriosa società incapace di essere al livello del proprio passato. Da Mourinho in poi non ha saputo rimettersi in sesto, si è piegata su se stessa afflosciandosi nella mediocrità. La domanda è semplice e drammatica: perché l’Inter in avvio del torneo spicca il volo e di lì a poco si schianta al suolo come il Benevento? Le auguriamo di riprendere quota, per carità, siamo gente di cuore, però non possiamo fare a meno di considerare che neppure un allenatore grintoso ed esperto quale Spalletti, che non sa parlare in italiano corrente ed è, tuttavia, un tecnico del pallone assai provveduto, è riuscito a infondere ai suoi atleti lo spirito giusto onde sollevarsi dal panta- no in cui sono abituati a sprofondare nella seconda parte del campionato nostrano. I nerazzurri sono stati in grado di farsi rimontare dal Crotone di Zenga, che si è comportato benis- simo, rimediando i fischi di San Siro, la cui generosità non è notoriamente enorme. L’allenatore interista ha azzeccato la diagnosi: siamo sfiduciati e depressi. Ma finora, povero lui, non ha trovato una terapia. Non è colpa sua e lo sottolineiamo con forza. Qui siamo di fronte a una sorta di maledizione che impedisce a tanti campioni di risorgere e di combattere con con- tinuità. Siamo dispiaciuti, ma anche curiosi di vedere fino a quando Milano nerazzurra (e rossonera) sarà indegna dei propri trascorsi.

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