© Juventus FC via Getty ImagesTORINO - Il derby è una questione di dettagli, strategie, scelte che ad Allegri non toglieranno il sonno, ma il tecnico penserà bene a pro e contro fino all’ultimo istante possibile per «sbagliare il meno possibile» e così incartare il Torino. Penserà, Max, alla probabile conferma del 4-3-3 purché non nella versione spuria di Champions contro il Tottenham. Lì dove il centrocampo bianconero è andato in balia dei mille fantasisti con gli speroni, mentre Douglas Costa travestito da mezz’ala non sembra un’opzione così credibile con vista sul Torino. Perciò, stando alle prove effettuate ieri, sulla mattonella di Matuidi potrebbe ripiazzarsi Claudio Marchisio. Che a Firenze non ha brillato (del resto non è che i compagni in mediana abbiano fatto meglio), però quello della stracittadina è un richiamo sempre fortissimo. «Crescere nel mondo della Juve mi ha insegnato, sin da piccolino, a diventare prima uomo che calciatore»: il bignamino del Principino a Netflix è perfetto.
Juventus, sarà questa la formazione di Allegri?
Oggi il 32enne proverà a convincere Allegri del fatto che quando c’è Juve-Toro la sua presenza non possa essere messa in dubbio. Anche se i petali sulla margherita dell’allenatore non mancano: le alternative, all’anagrafe Sturaro e Bentancur, aspettano una chiamata. Claudio è diviso tra due opposte sensazioni: se giocasse il derby sarebbe il più felice del mondo (e pure il più carico, vista la sua stagione affannosa) ma se fosse escluso non la prenderebbe benissimo. Perché non sarà più un titolare, però lui si sente benone. E il ricordo delle reti che in passato hanno marchiato il derby (l’ultima risale a meno di cinque anni fa: 28 aprile 2013 all’Olimpico, 2-0 per la Juve al gong) gli balena in mente. La prima notte di gala s’accese, invece, il 1° dicembre 2012, con quel 3-0 casalingo firmato da una doppietta del più juventino di tutti e con Sebastian Giovinco che pareva un marziano vero.