Allegri-Sarri, il gusto della sfida

Allegri-Sarri, il gusto della sfida© Getty Images

Curiosa, la vita. E continuamente ricca di sorprese. Ve lo dice uno che oggi, dopo sedici anni, torna a dirigere questo giornale, cavalcando l’onda dell’entusiasmo con la malcelata sensazione di tornare in una casa dalla quale gli sembra di non essere mai andato via. D’altra parte, avverte Oscar Wilde, la vita è troppo breve per sprecarla a realizzare i sogni degli altri. E, allora, come non ringraziare l’Editore e i lettori che ti offrono la possibilità di realizzare il tuo? Qual é? E’ questo. Un giornale che rialzi la testa al tempo del web. Che conviva con il web e con la sua informazione mordi e fuggi. Che sfrutti il web imboccando una strada nuova, ricca di contenuti, inchieste, approfondimenti introvabili sul web obbligando il web a rilanciarli. Per riuscire nell’impresa, serve il gioco di squadra e la grande squadra di Tuttosport che un brillante professionista come Paolo De Paola mi consegna, sa come uniti si vinca, arrivando diritti alla meta. E’ esattamente ciò che pensano e fanno Massimliano Allegri e Maurizio Sarri. Percorrendo strade diverse, si presentano all’appuntamento di stasera, consapevoli l’uno del valore dell’altro, l’uno rispettoso dell’altro, l’uno meritevole di applausi, comunque vada a finire.

E’ il gusto della sfida Juve-Napoli, unica e inimitabile nel campionato più avvincente e interessante d’Europa, dalla testa alla coda. I tifosi della Juve inseguono il record storico di sette scudetti consecutivi nella stessa misura in cui il popolo napoletano accarezza l’impresa tricolore che merita di vivere perché Sarri e i suoi in questo torneo non hanno mai mollato, perché praticano un calcio che lo stesso Allegri applaude in prima fila, come confermano le cavalleresche parole da lui pronunciate prima di stringere la mano al rivale. La grandezza di questa Juve risiede nella sua capacità di programmare e la programmazione non è un optional reperibile né al mercato estivo né al supermercato.

Ciò che Andrea Agnelli, Beppe Marotta, Pavel Nedved e Fabio Paratici hanno costruito in questi otto anni appartiene già alla storia del nostro calcio e non solo per i risultati ottenuti, ma per il modo in cui sono stati ottenuti, montando e rimontando un meccanismo coniugato alla sagacia di gestione che ha proiettato la Juve nel gotha europeo. La grandezza di questo Napoli deriva da un imprenditore che, in quattordici anni, ha portato la società dalle macerie della serie C alla lotta per il titolo, passando per la riconquista dei palcoscenici internazionali; dal maestro di calcio che siede in panchina, dal gioco che egli ha saputo dare a un gruppo affamato di gloria. Oggi, il Napoli viene a cercarla nella roccaforte bianconera, in un giorno del giudizio più unico che raro. Viverlo, è un privilegio.

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