Marotta resta in pista

Deluso ma determinato: un nuovo club nel futuro. Gli indizi portano a Milano
Marotta resta in pista© Marco Canoniero/sync

TORINO - Le telefonate e i messaggi della vecchia guardia, da Barzagli a Bonucci, da Chiellini a Bernardeschi arginano l'orgogliosa malinconia di Beppe Marotta che ieri programmava il consiglio di Lega di oggi, l'ultimo da rappresentante della Juventus, ma da affrontare con il consueto rigore professionale. Poi ci sarà da risolvere il contratto, quello da direttore generale (a tempo indeterminato), con il club bianconero e poi un periodo di fisiologica inattività. Ed è proprio quest'ultima a spaventare lo spirito lombardo che non riesce a concepire il non lavorare. Tant'è che non sono da escludere dei compiti tecnici all'interno della Federcalcio, da dove decade come consigliere federale (e gli dispiace non poco), ma dove potrebbe comunque rendersi utile in attesa di nuova collocazione.

Perché una nuova collocazione ci sarà di sicuro, bisogna solo capire dove. Milano sembra la piazza più probabile per mille ragioni, le più importanti delle quali sono il prestigio e la possibilità di portare avanti il suo lavoro ad alto livello. Con l'ingresso di Gazidis il Milan sembra aver completato l'organigramma principale, ma gli uomini di Elliot potrebbero richiamare lo stesso Marotta. Sì, richiamare perché una telefonata c'era stata anche quest'estate, ai primi di agosto, e Marotta aveva declinato con garbo l'offerta: «No, grazie, non posso lasciare la Juventus». Ora che, ironia della sorte, è la Juventus che l'ha lasciato non ci penserebbe due volte. E poi c'è l'Inter, nella cui dirigenza potrebbe esserci anche più spazio per la figura dell'ormai ex juventino. Né il Milan, né l'Inter, tuttavia, hanno chiamato. C'è tempo.

Difficile, invece, che il Napoli possa essere una destinazione, così come la Roma. Mentre l'estero è un'ipotesi al momento remota, per quanto Marotta si prenderà tempo per valutare attentamente. E la Juventus? Marotta non vuole rovinare quelli che lui stesso definisce «otto anni meravigliosi» anche al di là degli strepitosi risultati.

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