Moggi: «La sudditanza esiste ed è sempre esistita». Nicchi: «Non è argomento di casa mia»

L'ex dg della Juventus commenta il passaggio di Marotta all'Inter: «E' finito un contratto, dove non c'è stata alcuna intenzione di rinnovarlo»
Moggi: «La sudditanza esiste ed è sempre esistita». Nicchi: «Non è argomento di casa mia»

"Non devo dare riposte io, ognuno ha un ruolo e fa quello che deve fare. Se esiste la sudditanza psicologica? Non è un argomento di casa mia". Così il presidente degli arbitri, Marcello Nicchi, all'uscita dal Consiglio federale della Figc in merito alle polemiche sollevate da Cairo e Preziosi, presidenti di Torino e Genoa, sul mancato utilizzo della Var nell'ultima giornata di campionato.

IL PARERE DI MOGGI - Sul tema è intervenuto anche Luciano Moggi ai microfoni di Radio Crc: «Torino-Juventus? Il VAR non è una cosa attendibile, perché si parla di due arbitri, uno in campo e uno alla moviola. Sono due arbitri che dirigono in maniera diversa ed è assurdo pretendere uniformità di giudizio. L'attendibilità del VAR va provata fino a prova contraria. Un rigore per il Torino c'era sicuro, non c'è dubbio. Io non ho mai detto no al VAR, ma ho sempre detto che è una macchina soggettiva, maneggiata dall'uomo. La sudditanza psicologica esiste ed è sempre esistita. Ci sono determinate situazioni in cui si viene a pensare alla sudditanza, perché non si può pensare diversamente. La sudditanza nei miei confronti? Io sono uno che ha sempre lavorato e ha sempre raggiunto dei risultati. L'atteggiamento della Juventus nei confronti di Marotta? E' finito un contratto, dove non c'è stata alcuna intenzione di rinnovarlo. Il campionato è già finito? E' un discorso che lascia il tempo che trova. Otto punti di distacco sono tanti, ma la squadra è buona e l'allenatore sa il fatto suo. Mi piacciono anche i rincalzi, come Ounas che lo trovo molto interessante. Ancelotti alla Juventus? Lui fece due campionati ottimi, poi non ci furono più i presupposti. Alla mia epoca c'erano tanti poteri, ma vincono sempre i giocatori in campo. Se il potere significa saper costruire una squadra, allora la Juve è la squadra più potente. Anche il Napoli, però, si dimostra brava in questo, dato che ha sempre una squadra capace di lottare per i vertici».

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