Farsa di Stato: l'affronto a Yara, ai suoi genitori e all'Atalanta

Nel giorno del tributo alla ragazza trucidata, il Viminale vieta l'acceso a tutti ad Atalanta-Chievo. Poi, sommerso dalle proteste, fa dietrofront. Ma i genitori di Yara non perdonano
Farsa di Stato: l'affronto a Yara, ai suoi genitori e all'Atalanta© www.imagephotoagency.it

ROMA - Questa è la storia di una farsa di Stato che si consuma fra Bergamo e Roma in meno di ventiquattro ore e dimostra come la Casta della politica e il suo carrozzone di burocrati kafkiani affronti il problema della sicurezza negli stadi. I fatti: domenica, 24 aprile, a Bergamo è' in programma la partita Atalanta-Chievo. Tifosi civili e pacifici annunciati in arrivo da Verona: settanta. Lavorando sodo per diversi giorni, la Curva Nord prepara una splendida coreografia per onorare la memoria di Yara Gambirasio e per sostenere La passione di Yara. È, questa, la fondazione onlus che il papà e la mamma della ragazza di Brembate Sopra, vittima di una violenza bastarda, hanno promosso per aiutare i giovani che vogliono praticare lo sport, ma non se lo possono permettere. Il padre di Yara aveva presentato l'iniziativa nel luglio scorso, in occasione della Festa della Dea, durante una serata che aveva commosso le migliaia di persone radunatesi attorno a lui nel nome della passione atalantina. La società di Percassi si è subito schierata in prima linea per sostenere la Fondazione e ha spalancato le porte dello stadio Achille e Cesare Bortolotti per la gara con il Chievo.

Tutto bene? Macché. Mai sottovalutare alcuni occhiuti controllori dell'ordine e della sicurezza dello Stato. Quelli, per esempio, che non ci hanno ancora spiegato come sia stato possibile cercare di sfasciare la Barcaccia in Piazza di Spagna ai lanzichenecchi targati Feyenoord, venuti dall'Olanda nel febbraio 2014 o, un anno dopo, come i gentiluomini turchi camuffati da tifosi del Galatasaray, abbiano potuto seminare violenza e disordini impuniti in Piazza del Popolo. E siccome, il 3 maggio ricorrerà il secondo anniversario dell'agguato a Ciro Esposito, ferito a morte mentre andava all'Olimpico e spirato dopo 53 giorni di straziante agonia, questo Stato pusillanime non ci ha ancora raccontato se qualcuno abbia mai pagato per il modo esemplare con cui non venne garantita la prevenzione a Tor di Quinto in quel tragico 3 maggio. Già, la prevenzione. Venerdì 22 aprile, è sera quando arriva l'ordinanza del prefetto di Bergamo che, senza colpo ferire, esegue le direttive impartite dall'Osservatorio del Viminale in materia di misure da adottare per le gare a rischio. Fra queste, gli esperti di Alfano inseriscono Atalanta-Chievo.

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Ma no. Massi. Ehhhh? Al punto che il solerte prefetto vieta l'accesso in Curva Nord ai barbari ultrà non in possesso della tessera del tifoso o del voucher, cioè, la sottotessera del tifoso istituita per le partite interne, così tanto per stangare ulteriormente i tifosi. Sulle prime, l'Atalanta pensa a uno scherzo di pessimo gusto: possibile che questo Stato oltraggi Yara, i suoi genitori, l'Atalanta e i suoi tifosi proprio nel giorno del tributo ai Gambirasio? Ma, quando realizza che è tutto vero, Percassi monta su tutte le furie e figuratevi la sua gente. La tempesta sui social è incontenibile, la rabbia monta con l'indignazione. L'Atalanta chiede anche l'intervento di Malagò e il capo dello sport italiano risponde subito. Percassi spiazza l'Ossevatorio decidendo di mettere in vendita i biglietti a un euro l'uno, mentre le linee telefoniche fra Bergamo e Roma diventano incandescenti. A metà del sabato pomeriggio si sveglia anche il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, già spin doctor di Renzi ai tempi della Leopolda. Fa appello ai tifosi sostenendo che, se promettono di fare i bravi, il Viminale e sua eccellenza reverendissima il prefetto di Bergamo, in uno slancio di longanimità potrebbero ripensarci.

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È il colmo: anziché dire a chiare lettere che a Roma hanno preso una cantonata sesquipedale e, per questo, ha alzato il telefono e ne ha cantate quattro al ministero, il primo cittadino fa la predica preventiva alla gente della Curva, rea di essersi fatta in quattro per rendere omaggio a Yara. Poi, la farsa raggiunge il culmine: è sabato sera quando da Roma annunciano il dietrofront: scusate, abbiamo scherzato, revochiamo ogni limitazione, stadio libero a tutti. È il trionfo dell'assurdo. L'azione di Percassi, le proteste durissime dei tifosi hanno cancellato il sopruso. Ma i genitori di Yara danno un'altra lezione di dignità: prima ancora che l'Ossevatorio si rimangiasse tutto, i signori Gambirasio comunicano che, con grande dispiacere, La Passione di Yara sospende l'iniziativa annunciata con la Curva Nord e la rinvia a quando ci saranno le condizioni necessarie perché venga attuata. In un Paese normale, i responsabili di questa farsa sarebbero già saltati. Ma questo non è un Paese normale. Perdonali Yara, perché non sanno quello che fanno.

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