Bergamo per la pace tra tifoserie, il papà di Yara ci mette la faccia

Il 9 aprile, prima e dopo Atalanta-Sassuolo, l'iniziativa voluta dagli atalantini e sostenuta dalla Onlus "La passione di Yara". C'è Fulvio Gambirasio tra gli organizzatori
Bergamo per la pace tra tifoserie, il papà di Yara ci mette la faccia

BERGAMO - Un calcio al pallone e un abbraccio alla vita. Anche per chi la vita l'ha dovuta affrontare 'a muso duro' come i campioni paralimpici Bebe Vio («ma non la vorrei diversa perché quella che ho è una figata») o Alex Zanardi («a volte per alzarsi in piedi non servono le gambe»). O per chi l'ha tragicamente persa come Yara Gambirasio. Ed è questo che ha spinto il papà Fulvio, con la onlus 'La passione di Yara' nata per aiutare e sostenere le passioni artistiche e sportive, ad accettare l'invito della tifoseria atalantina in occasione della partita Atalanta-Sassuolo in programma il 9 aprile e veicolare così un messaggio d'amore, quello che sua figlia provava per lo sport e per la vita e farne un esempio da trasmettere agli altri.

Questo il senso di 'Bergamo abbraccia lo sport e la vita', un'iniziativa inserita in un progetto più ampio e ambizioso che mira a coinvolgere in futuro domenica dopo domenica i tifosi di tutte le altre squadre: creare una sorta di 'terzo tempo' anche nel calcio, dove il pallone è tondo e non ovale e le difficoltà ambientali sono diverse da quelle che si possono incontrare nel rugby. E del football del resto ci si innamora da bambini, i più 'lenti' da ragazzi, come succede più tardi con le donne: «improvvisamente, inesplicabilmente, acriticamente - spiega Nick Hornby nel suo 'Febbre a 90°' - senza pensare al dolore o allo sconvolgimento che porta con sé». Proprio come accade con la vita, a cui veniamo consegnati senza chiederlo e che impariamo a vivere giorno dopo giorno. Come non si sceglie di nascere allo stesso modo non si sceglie la propria squadra del cuore: siamo noi piuttosto ad essere scelti. Ma una volta dentro non ci si può più tirare indietro e bisogna godere ogni momento, sapore o attimo. E' forse per questo che lo sport, e in particolare il calcio che degli sport è quello più popolare e diffuso, è metafora dell'esistenza e strumento di aggregazione.

Un rito collettivo minacciato però dalla solitudine della vita moderna, dalle televisioni, dalla burocrazia e dalle troppe limitazioni che 'puniscono cento per educarne uno'. Una logica a cui provano però a 'ribellarsi' i tifosi atalantini, decisi a riscoprire la gioia di ritrovarsi allo stadio per la partita: per riscoprire il 'prima', con l'attesa dell'evento da consumare uniti come una grande famiglia, e per inventarsi un 'dopo' che consenta di viverlo oltre il 90° insieme alla famiglia dell'altro colore. Un modo per socializzare, stemperare le tensioni e magari incontrare gli stessi protagonisti ammirati in campo fino a poco prima, ma in grado di diventare così testimonial di cause importanti e colpevolmente trascurate in tempi di individualismo e frenesia. Come appunto quella della onlus 'La passione di Yara' o quello della prevenzione per il tumore della mammella a tre giorni dalla Festa della Donna, a margine di Atalanta-Fiorentina del 5 marzo.

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