Serie A, Lucioni del Benevento positivo al test antidoping

Il capitano della squadra è risultato positivo al Clostebol si difende: «Farmaci assunti in assoluta buonafede su indicazione del medico sociale». Il presidente Vigorito: «Colpa di una pomata»
Serie A, Lucioni del Benevento positivo al test antidoping© Pegaso Newsport

ROMA - Un calciatore positivo all'antidoping nel campionato di Serie A: si tratta di Fabio Lucioni, capitano del Benevento. Il difensore ha fallito il test effettuato da Nado Italia dopo la gara persa dai campani con il Torino 1-0, la sostanza trovata alle analisi è l'anabolizzante Clostebol. Lucioni, fermato in via cautelare, rischia da uno a quattro anni di squalifica.

La notizia della positività di capitan Lucioni scuote la tifoseria del Benevento. Riguarda uno dei pilastri della squadra, protagonista della storica cavalcata prima dalla Lega Pro e poi in serie A, riconfermato per la sfida - finora rivelatasi piena di difficoltà con tutte sconfitte incassate nelle prime gare di campionato - della massima serie. E naturalmente, al termine della seduta di allenamento di oggi, nell'elenco dei convocati di Baroni per la partita di domenica prossima contro il Crotone, in Calabria, risultava tra i difensori proprio lo storico capitano. Lucioni, 30 anni, è a Benevento dal 2014.

«IO IN BUONAFEDE» - Un «farmaco assunto in buonafede» su indicazione del medico del Benevento: è questa la difesa di Fabio Lucioni, capitano del club positivo ad un controllo antidoping. «Nell'attesa che vengano compiuti tutti gli accertamenti del caso - dichiara all'Ansa Lucioni - mi limito a dire di aver esclusivamente seguito le prescrizioni del medico sociale del Benevento e di aver esclusivamente assunto, in totale buona fede, farmaci terapeutici da lui indicati».

POMATA - «Colpa di una pomata per rimarginare una ferita». Con queste parole il presidente del Benevento Oreste Vigorito ha giustificato Lucioni. «Non si può parlare di doping - ha spiegato a SkySport24 -. Dopo un'escoriazione in allenamento, il medico gli ha dato questa pomata che si vende normalmente in farmacia e non può essere la base per un'accusa di doping. Quando si parla di queste cose bisogna capire se sono veramente errori. Qui c'è semplicemente un ragazzo che ha seguito una prescrizione medica. Comunque accetteremo la sentenza come abbiamo sempre fatto».  

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