«Cagliari orgoglio dei sardi»

Giorgio Porrà, voce narrante di Sky: «Lopez può sistemare la difesa, Pavoletti va assecondato»
«Cagliari orgoglio dei sardi»© ANSA

«Il Cagliari per me, come per i sardi tutti, perché la passione si espande nell’isola e a distanza di migliaia di chilometri grazie agli emigrati, è un concetto più ampio, assoluto. Vuol dire credere nell’idea che il calcio sia territorio di prodigi, dove è possibile anche che si vinca uno scudetto, in un ambiente ostile. Amare questa squadra vuol dire mettere in primo piano il carattere, e quindi tenacia, orgoglio, rispetto, dignità, ostinazione nell’inseguire l’obiettivo, come dimostra l’aver costruito uno stadio in pochi giorni. Ecco, queste peculiarità penso debbano essere rappresentate dalla squadra di calcio. Per il Cagliari, per questa idea, i latitanti lasciarono le grotte per andare all’Amsicora, i pastori si portarono appresso le radioline, Gigi Riva divenne sardo adottivo sposandone i valori». Giorgio Porrà, voce narrante di Sky, cagliaritano, racconta la passione unica dei tifosi rossoblù. Il momento non è felicissimo, c’è stato il cambio di allenatore. «A me piace che vada riconosciuto a Rastelli il fatto di avere brillantemente centrato gli obiettivi negli ultimi due anni; aveva iniziato bene, ma quattro ko sono risultati pesanti. L’anno scorso il Cagliari aveva 13 punti, ora la metà. Col Genoa, ho visto autentici momenti di passività, però non sono mai contento quando un lavoratore viene licenziato. Cosa può dare Diego Lopez? Il gruppo è di spessore, Barella e compagni vanno assecondati. L’attacco ha fantasia. In difesa ecco i problemi da risolvere. Qui Lopez, sardo adottivo come Riva, amatissimo, vero leader, gladiatore della retroguardia, metterà mano. Torna in un contesto giusto. Certo, contro la Lazio non sarà facile, serviva un decollo più morbido, ma i match alla portata arriveranno dopo, nei confronti diretti. Questo è un Cagliari da metà classifica. Pavoletti è un buonissimo attaccante, dentro l’area. I suoi movimenti possono risultare letali; bisogna dargli la possibilità di sfruttare le caratteristiche. La concorrenza sulla via della salvezza non pare così tremenda....».

Cagliari, Barella simbolo

Cagliari: lo stadio, la storia, Riva

Se dico Albertosi, Cera, Niccolai, Domenghini, Nené, Riva... «Provo un brivido sulla pelle, perché se io faccio questo mestiere è grazie a quella squadra. Io sono un bambino dello scudetto, avevo nove anni nel ‘70. Per i giovani dell’epoca è stata un’esperienza psichedelica, irripetibile. Se Sorrentino nella notte degli Oscar dice “Maradona mi ha salvato la vita”, anche io e tanti altri ancora possiamo affermare di essere stati salvati da Gigi Riva. Prima la Sardegna era un puntino nel Mediterraneo, poi Rombo di Tuono l’ha guidata verso il riscatto, con dignità. Da quel titolo i sardi hanno trovato il rispetto. Un scudetto vinto da una squadra di “extracomunitari” che si imponevano sul continente. Un fatto di costume. Quindi, per me, resta qualcosa di sacro e di mistico al tempo stesso. Riva che si rifiuta di andare a giocare al Nord, alla Juve, ricoperto di banconote, perché non poteva “lasciare: Martiradonna deve finire di pagare la cucina”, beh, rappresenta quei valori unici. E’ mutato il mondo. Non quel Cagliari».

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