Fiorentina, Chiesa: «Nel segno del mio papà»

L'attaccante confessa l’amore per la squadra viola e la passione trasmessagli dal padre Enrico
Fiorentina, Chiesa: «Nel segno del mio pap໩ Marco Canoniero

Dopo la rivoluzione d’estate non è difficile trovare il giocatore simbolo della Fiorentina. Nessuno meglio di Federico Chiesa incarna lo spirito viola, non foss’altro per quanto riesce a offrire in campo in termini di spinta e di gol e per il fatto di giocare con questa squadra dall’età di 10 anni. Un amore viscerale il suo, come quello che nutre per il pallone. Certo, avere avuto un padre come il suo, Enrico, uno degli attaccanti e trequartisti più talentuosi degli ultimi decenni ha fatto la sua parte e così per lui giocare a calcio è stato ancora più naturale che per le migliaia di bambini che vedono proprio nel football la proiezione dei propri sogni.

Firenze va nel... pallone

Scelto come uno dei testimonial di Sky per questa stagione calcistica che promette emozioni in serie, con lotte serrata per scudetto, posti Champions ed Europa League e posti salvezza, l’attaccante esterno ha confessato il proprio rapporto intenso con il pallone sul set della campagna Sky #nuovoinizio. «Il calcio è sempre stato il mio sogno, perché sono stato influenzato molto da mio padre, essendo stato un giocatore molto importante. Da piccino mi è subito piaciuto il calcio, però devo ammettere che vedendo mio papà giocare allo stadio ha ingrandito la mia voglia di diventare un calciatore. Il mio primo ricordo legato al pallone è quando mio padre mi regalò nel 2000 il pallone autografato della Fiorentina. Me lo ricordo proprio benissimo: era autografato da tutti i giocatori. Ero molto piccino, avevo quattro anni, però, questo è il mio primo vero ricordo. Il mio percorso è andato di pari passo con l’età che cresce e ho capito quanto sia fondamentale il gruppo. L’umiltà è un valore importante nel calcio e serve ad arrivare a fare grandi cose, come ci insegnano i grandi campioni. Da fuori non lo puoi capire veramente come quando sei in campo e giochi con l’emozione, l’adrenalina è tutto. Veramente, quando gioco siamo solo io e il pallone. Mi assento da tutto e mi concentro su quello che sto vivendo. È sempre un’emozione, sono felicissimo di praticare questo sport, visto che è la mia passione da quando ho cinque anni, quattro, da quando ho ricevuto quel famoso pallone. Il futuro del nostro calcio? Come abbiamo visto anche all’Europeo Under 21, siamo in buone mani,secondo me, perché abbiamo giocatori di talento, ma con la testa, umili, che danno tutto per la maglia e mettono sempre il campo 110%».

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Se poi hanno principi sani come Federico ecco che allora ogni ambizione può trovare il giusto porto dove approdare. Perchè come dice lui, la forza del gruppo è il grande moltiplicatore, in grado anche di far sì che una partita non debba necessariamente essere vinta dai più forti. Lui a 19 anni, non a caso ormai è a un passo dall’essere promosso nella Nazionale maggiore allenata dal ct Ventura. Esatto, non può assolutamente essere un caso...

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