Serie A, la doppia lezione del Frosinone

Le piccole società non hanno affatto svilito lo sport più amato dagli italiani, ma lo hanno rinfrancato moralmente, restituendo alle masse la fiducia negli atleti e nel sistema nel suo complesso
Serie A, la doppia lezione del Frosinone© www.imagephotoagency.it

TORINO - Mi dispiace contraddire il mio amico Claudio Lotito che ha in uggia le squadre provinciali, ritenendo che la loro presenza in serie A abbassi il livello del campionato di calcio e, di conseguenza, lo spettacolo televisivo fonte di finanziamento decisivo dei club. Non dico che il presidente della Lazio abbia torto marcio, ma il tema merita un discorso completo e articolato. Quest’anno inaspettatamente il Verona è uscito subito dai binari e quando vi è rientrato era troppo tardi per non retrocedere. Ciò nonostante le ha suonate al Milan e addirittura alla Juventus. Significa che i giocatori e l’allenatore, malgrado la iella, costituiscono un gruppo solido e non privo di dignità e alto senso sportivo. Essi infatti, anche se virtualmente già in B si sono battuti alla grande sia sul piano agonistico sia su quello squisitamente tecnico. È poi impressionante constatare come l’ intero gruppetto delle pericolanti non abbia mai deposto le armi.

Negli ultimi turni fissati dal calendario, allorché era opinione diffusa che ormai Frosinone e Carpi fossero spacciati, abbiamo assistito ad un loro coraggioso, direi eroico riscatto che li ha rimessi in gioco creando un clima di suspance in grado di appassionare chiunque. Ancora oggi, quando manca una sola giornata alla conclusione del torneo si ignora quale sarà la terza condannata, dato che Palermo e Carpi sono vicine in graduatoria e si disputeranno la permanenza nella massima serie negli ultimi novanta minuti. Un finale al cardiopalmo non può che giovare ad un campionato che si è rivelato interessante tanto nelle posizioni di testa quanto in quelle di coda. Aggiungo che le citate provinciali, non avendo mai ceduto alla rassegnazione, hanno dato una lezione di comportamento corretto che bilancia i troppi episodi di corruzione (calciopoli e scommesse truccate, cioè partite vendute come fossero ceste di frutta) avvenuti in un recente passato e che hanno disgustato folle di tifosi. In altri termini le piccole società non hanno affatto svilito lo sport più amato dagli italiani, ma lo hanno rinfrancato moralmente, restituendo alle masse la fiducia negli atleti e nel sistema nel suo complesso. Prima di ritoccare e riformare l’impianto su cui si regge il mondo delle pedate occorre riflettere. Il pericolo è di azzerare lo spirito e i sentimenti che nutrono la disciplina calcistica, tra cui il campanilismo e l’attaccamento al paese o alla città dove si è nati. Una lodevole dimostrazione di civiltà si è ammirata a Frosinone subito dopo che la formazione di Stellone, avendo perso in casa con la Lazio, era matematicamente retrocessa. Il pubblico anziché mugugnare, protestare, fischiare e darsi al vandalismo si è alzato in piedi e ha festeggiato con applausi incessanti i propri giocatori. Giù il cappello. C’è modo e modo di interpretare una sconfitta.

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