Rivoluzione all’Inter: Fassone in uscita

Le cariche del dg erose dagli altri dirigenti presenti nel club Della pratica si occuperà Thohir. Zanetti all’area tecnica?

MILANO - Un'altra rivoluzione sta prendendo corpo all'Inter. E' infatti in uscita Marco Fassone, direttore generale del club nonché unico dirigente - insieme al ds Piero Ausilio - che ha avuto un ruolo operativo pure negli ultimi anni della presidenza Moratti. Le indiscrezioni circa un possibile addio dell'ex dirigente di Juventus e Napoli si rincorrevano da mesi, soprattutto dopo che le deleghe più importanti a suo carico sono state erose dagli altri responsabili presenti nel club, tutti scelti da Thohir.

CONTRATTO IN SCADENZA - I continui assestamenti societari degli ultimi mesi hanno portato Fassone a occuparsi "soltanto" dell'area sportiva mentre, prima dell'arrivo di Bolingbroke, della promozione di Williamson e dell'ingaggio di Robert Faulkner alla comunicazione, Fassone (che ha pure guidato la fase di transizione dall'era Moratti a quella Thohir) era di fatto plenipotenziario del club. I rapporti mai idilliaci con il Ceo Bolingbroke e un contratto in scadenza nel 2016 sarebbero concause che avrebbero scatenato la nuova rivoluzione all’interno della società che, non a caso, verrebbe compiuta una volta concluso il mercato in cui Fassone e Ausilio sono riusciti, pur al fotofinish, a soddisfare i desiderata di Roberto Mancini. Della pratica si occuperà direttamente Erick Thohir al suo ritorno in Italia: il presidente starà più giorni nel nostro paese, assisterà ai match casalinghi con Verona e Fiorentina, svolgerà alcuni importanti compiti di rappresentanza e, molto probabilmente, darà il suo imprimatur al nuovo assetto societario. Questo potrebbe prevedere un ruolo più attivo di Javier Zanetti all'interno dell'area tecnica. Resta da capire, qualora dovesse uscire Fassone, a chi verranno affidati i compiti di rappresentare l'Inter in Lega Calcio dove il direttore generale, per ovvii motivi legati anche al suo curriculum, è sempre stato attore protagonista: anche per questo motivi non possono essere esclusi nuovi arrivi per rimpolpare l’organigramma del club.

PAROLA DEL MANCIO - Un restyling societario che non intaccherà ovviamente il potere di Roberto Mancini, a cui Thohir ha consegnato le chiavi della Pinetina per riportare l’Inter in Champions. L’allenatore, tra l’altro, ieri è stato protagonista nell’evento organizzato da Brooks Brothers a Milano per presentare la collezione di abbigliamento formale e informale per la stagione sportiva 2015/2016 dei nerazzurri. Mancini che, come lunedì nella sua vista a Expo, ha provveduto - da buon pompiere - a spegnere facili entusiasmi dopo le tre vittorie ottenute nei primi 270’ di campionato: «Vincere la quarta? Vorrei vincere anche la quinta e la sesta... ma ricordiamoci che la Roma due anni fa ne vinse dieci di seguito, poi arrivò seconda dietro alla Juve. L’inizio è importante perché ci permette di stare più tranquilli, ma sappiamo che ci sono squadre più attrezzate per lo scudetto che sicuramente torneranno in alto. Siamo sulla strada giusta, come lo eravamo sei mesi fa: penso che per costruire una squadra ci vuole del tempo e ora continueremo a lavorare bene. La mentalità di una squadra non si cambia in un giorno, ma dopo mesi e mesi di lavoro». Mancini è quindi ritornato sul successo col Milan che ha permesso l’Inter di riassaporare la dolce sensazione di ritrovarsi da sola in testa alla classifica: «Vincere un derby non è mai facile, è stata una partita complessa. Se la troppa euforia può essere un pericolo? Essere felici non vuol dire pensare che giocheremo contro una squadra che ci lascerà vincere: il Chievo è in grande condizione, ha cominciato bene il campionato ed è sempre difficile da affrontare».

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