Inter, Thohir: «Tra me e Agnelli basta pregiudizi sul passato»

«Ho sempre ritenuto che tra i presidenti debbano esserci relazioni amichevoli. Vucinic per Guarin non era un affare, la cessione di Hernanes sì. Alla Juve avrei invidiato Zidane. Oggi seguo Audero»

Presidente Thohir, la Juventus ha conosciuto la B, per alcuni anni è stata fuori dall'Europa ed è tornata a vincere. Può essere da esempio per la sua Inter?

«Non credo che sarebbe corretto paragonare quanto fatto dalla dirigenza bianconera con quanto fatto da noi all'Inter. Sono club diversi. Innanzitutto l'Inter non è mai stata in serie B, però non è nemmeno stata costante nei risultati e questa è una delle grandi sfide che dobbiamo vincere contro noi stessi».

Tra le prime decisioni che ha preso, è stato bloccare la trattativa Vucinic-Guarin mentre quest'estate avete chiuso il primo affare con la Juventus dopo Calciopoli cedendo Hernanes ai bianconeri. Crede che sia l'inizio di una nuova era nei rapporti tra i due club?

«Ho sempre creduto che tra i presidenti e i club ci debbano essere delle relazioni amichevoli. Ma ogni decisione che prendo deve essere la migliore per l'Inter. La trattativa Vucinic-Guarin non credevo che fosse un buon affare per noi, questo è il motivo per il quale l'ho stoppata. Ma per Hernanes, ho dato l'ok perché andava bene. Abbiamo comprato nove giocatori in estate, Hernanes è un ottimo centrocampista e soddisfaceva i bisogni della Juventus, quindi abbiamo chiuso l'accordo, senza pregiudizi rispetto a quanto è successo in passato per altre trattative».

Come sono i rapporti con Andrea Agnelli?

«Ho incontrato Andrea a Berlino, c'ero anche io nei giorni della finale di Champions, gli ho dato la mano e gli ho fatto le mie congratulazioni. Una squadra italiana che va in finale o che vince la Champions è un bene per la Serie A. Anche i tanti team che l'anno scorso hanno fatto bene in Europa League e che stanno facendo bene anche quest'anno sono un bene per la Serie A. Ovviamente, come accade fra Inter e Juventus, io voglio competere e vincere contro Agnelli. Ma in termini di relazioni e sviluppo del calcio italiano dobbiamo lavorare insieme. Ho incontrato e parlato anche con James Pallotta, ma non l'ho chiamato di certo dopo il match di sabato per dirgli: "Ehi, ho vinto io"; ma in circostanze diverse è ovvio che mi fermi per salutarlo e per parlare del nostro calcio».

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