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MILANO - All’Inter, più che un mental coach, serve avere una guida forte in società. E lo sbarco di Erick Thohir a Milano - dove il presidente resterà per due settimane, mai si era intrattenuto tanto in passato - può portare benefici anche alla squadra. Si erano lasciati a Doha, Roberto Mancini e il presidente e si rivedranno alla Pinetina domani, vigilia della gara con la Fiorentina. Ritroverà un Mancini un po’ più nervoso Thohir, ma comunque determinato a centrare il terzo posto, ultimo utile per arrivare in Champions.
QUEL VENTO PRO-MILAN - La lotta è con Fiorentina e Roma, ma ad Appiano in questi giorni si respira soprattutto irritazione per il trattamento - decisamente più benevolo (almeno secondo il pensiero dominante alla Pinetina) -, riservato dai media nei confronti di un Milan che, dopo tutto, resta a cinque punti dall’Inter nonostante il derby vinto. Abdicati i sogni scudetto, la Milano calcistica può infiammarsi per la volata Champions, obiettivo fondamentale per entrambe le società. Thohir, al suo arrivo, provvederà a rinsaldare le fila in società. I contatti con Michael Bolingbroke, Ceo del club, sono giornalieri e nei confronti di Mancini l’orientamento non è cambiato: il progetto è a lunga scadenza e in contratto dell’allenatore fino al 2017 è un’assicurazione sulla vita. Perché né Thohir ha problemi a tenersi un allenatore con il contratto a termine (quello di Mazzarri venne rinnovato su pressione di Fassone per tranquillizzare l’allenatore, mossa rivelatasi un boomerang per entrambi), mentre Mancini non ritiene delegittimante lavorare anche in assenza di rinnovo. Thohir ha già confermato Mancini per la stagione che verrà e gli orizzonti non cambieranno a meno di un tracollo al momento imprevedibile. Paradossalmente, gli unici problemi potrebbero essere dati da fattori esterni all’Inter: qualora - come tutto fa pensare - Antonio Conte dovesse mollare il club Italia alla conclusione degli Europei, la Federcalcio avrebbe posto in cima ai suoi pensieri proprio l’ingaggio del Mancio.