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MILANO - Tutti in ritiro. Non per punizione, ma per fare gruppo. Anche se, come inevitabile, qualche mal di pancia in seno alla squadra la scelta della società l’ha portata. Questo perché la Pinetina è una struttura ancora inadeguata per evitare che il ritiro venga percepito come "una prigione" dai giocatori: per questo il club aveva valutato l’ipotesi di una migrazione alla Borghesiana ma, organizzare una simile trasferta a Roma - per giunta con la gara con la Sampdoria fissata per sabato -, si è rivelato troppo problematico. Mancini ha comunicato la scelta alla truppa prima dell’allenamento nelle segrete stanze dello spogliatoio anche se molti giocatori già da domenica sera avevano capito quale fosse l’andazzo. Il tecnico nel suo discorso (un quarto d’ora mal contato) ha altresì spiegato le finalità del ritiro e, in nome della glasnost societaria, ha provveduto a farlo pure ai microfoni di Inter Channel: «E’ un momento così. Bisogna tener duro e non mollare perché non è finito assolutamente niente dato che la stagione è ancora lunghissima. Ora bisogna solo lavorare, fare di più, aumentare ancora la concentrazione e stare tranquilli. Resteremo qui per lavorare con più continuità, senza avere distrazioni e con la mente libera per pensare alla prossima partita. E speriamo che le cose inizino ad andare bene».
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Il fatto che la fiducia nell’allenatore sia stata ulteriormente confermata da Thohir pure nella cena di domenica sera (dove era presente pure il Ceo Bolingbroke) ha dato in primis tranquillità a Mancini. Ora toccherà all’allenatore infonderla alla squadra: «Per costruire una squadra vincente ci vuole un po’ di tempo e bisogna purtroppo passare anche attraverso momenti difficili. Fino a dicembre era andato tutto benissimo ed è ora che bisogna essere forti, rialzarsi e continuare a non mollare, anche se partite come quella di Firenze e quella con il Carpi in casa lasciano delusioni cocenti». [...]
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