Amarcord Vieri: «Che Inter con me e Ronaldo. Moratti? L'ho perdonato»

L'ex centravanti azzurro ricorda le sue sei stagioni milanesi, tra gioie e dolori: «Grande squadra ma che botte il 5 maggio e i pedinamenti ordinati dal presidente»
Christian Vieri© www.imagephotoagency.it

MILANO - Il tandem delle meraviglie con Ronaldo, i pedinamenti organizzati da Moratti, lo scudetto sfumato incredibilmente nell'ormai famigerato 5 maggio del 2002: non gioca certo in difesa e parla di tutto Christian Vieri nell'intervista rilasciata a 'I Signori del Calcio' e in onda sabato 8 aprile (ore 23.45 su Sky Sport 1 HD). «All’Inter sono stati sei anni molto intensi - ha detto l'ex centravanti azzurro - (...). A quel tempo dovevamo battere la Juventus e avvertivamo la pressione (...) Abbiamo perso uno Scudetto da soli, il 5 maggio, ed è stato molto pesante. Secondo me se avessimo vinto lì, sarebbe cambiato tutto. E invece Ronaldo è andato via, Cuper dopo 4 mesi è andato via, tanti giocatori sono andati via. Eravamo sempre a cambiare, secondo me cambiavamo troppo». Eppure quella era una squadra che faceva sognare i tifosi: «Quando giocavamo, c’erano sempre 70-80 mila persone, lo stadio era sempre strapieno, era perfetto, tutto bello, quindi c’era in teoria tutto per vincere, no? Però non si è mai vinto. Io e Ronaldo? I due più forti che l’Inter abbia mai avuto. Eravamo la coppia dei sogni, perfetti (…) anche se ci facevamo male una volta per uno e non siamo riusciti a giocare 20-30 partite insieme. (...) Io l’avevo detto al presidente: 'Non cederlo, non cederlo! Ha vinto il Mondiale e lo cedi ora?'». Il rapporto con Massimo Moratti però si incrinò in seguito: «ho scoperto le intercettazioni, i pedinamenti. Non ce n’era proprio motivo: tutti sapevano cosa facevo, tutti sapevano quanto mi allenavo. Che facevo? Non facevo niente! Tutti dicevano che Vieri usciva la sera. Solo la domenica uscivo, come tutti. Se ho perdonato Moratti? Ma sì, è stato il mio Presidente per sei anni, mi ha comprato a 90 miliardi, mi ha fatto dei contratti alti e gli sarò sempre riconoscente per questo (...)».

 

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