Inter, Matteoli da “mente” a scopritore di talenti

Da dirigente, un’importante carriera da responsabile del vivaio del Cagliari (1999-2015) e poi, dopo una breve parentesi al Como, nell’estate del 2016 la nuova chiamata dell’Inter per un ruolo da osservatore
Inter, Matteoli da “mente” a scopritore di talenti© www.imagephotoagency.it

MILANO - E’ stato la mente dell’Inter dei record, quella che nel campionato ’88-89 con 58 punti, quando la vittoria ne valeva 2, stabilì il primato per la Seria A a 34 squadre. Gianfranco Matteoli è stato uno dei più apprezzati registi della storia nerazzurra: 166 presenze, 8 gol, uno scudetto e una Supercoppa italiana insieme a gente come Zenga, Bergomi, Ferri, Berti, Serena e i tedeschi. Da dirigente, un’importante carriera da responsabile del vivaio del Cagliari (1999-2015) e poi, dopo una breve parentesi al Como, nell’estate del 2016 la nuova chiamata dell’Inter per un ruolo da osservatore.

Matteoli: non poteva dire di no, vero? «Quando hai giocato nell’Inter, ti porti il nerazzurro dentro per sempre. Quando mi si è presentata questa opportunità, l’ho colta con entusiasmo. Devo tanto al Cagliari e al presidente Cellino per come mi ha fatto crescere, ma l’Inter è l’Inter e tornare, dopo aver vinto da giocatore, è stata una grande emozione».

Com’è nata questa opportunità? «Tutto è iniziato grazie alla mia esperienza nel settore giovanile. A Palmas Arborea, vicino a Oristano, dirigo un centro sportivo che dal 2016 è diventato ufficialmente un centro di formazione Inter. Ho cominciato a collaborare con Samaden che un giorno mi ha mandato a vedere un giocatore per il settore giovanile nerazzurro, ma a quel punto Ausilio, che conosco da tantissimi anni, mi ha chiesto di lavorare anche per la prima squadra».

Per attitudine le cade l’occhio più sui giovani o riesce a essere imparziale? «Per come la vedo io, non serve essere un intenditore di calcio per capire quando uno è bravo. La difficoltà di questo lavoro sta nel capire in pochi minuti, nei gesti tecnici e nell’atteggiamento in campo chi può essere da Inter, chi può reggere determinate pressioni e affrontare uno stadio come San Siro. Bisogna avere l’occhio per cogliere le prospettive di ogni ragazzo».

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