Inter, Icardi: «110 milioni per me sono pochi»

L'attaccante nerazzurro si confessa: «Penso che giocare con il migliore al mondo in nerazzurro sarebbe un sogno»
Inter, Icardi: «110 milioni per me sono pochi»© Marco Canoniero

ROMA - «Valgo più di 110 milioni? Dopo quello che è successo nell’ultimo mercato forse sì. Però questa della clausola è una cosa che abbiamo discusso con la società e si è deciso di fare così. Ma in società sanno tutti quello che penso io, quello che voglio io. E siamo tutti molto tranquilli». Mauro Icardi commenta così, senza falsa modestia, il valore del suo cartellino in un'intervista a "Rivista Undici". Proprio in questi giorni per altro si parla di rinnovo e di clausola a quota 200 milioni. L'attaccante argentino ribadisce il suo attaccamento ai colori nerazzurri: «Essere il capitano dell’Inter per me non è difficile, ho la personalità per farlo tranquillamente. Sono qui da 5 anni anche se… non sembra. Fare gol per me è importante, se non faccio gol torno a casa arrabbiato, Wanda lo sa, ma essere il capitano dell’Inter è la mia… como se dice… missione. E io sono orgoglioso di tutto questo. E soprattutto interista: io sono interista».

PENTIMENTO - C'è un episodio che Icardi cancellerebbe volentieri dal suo romanzo interista: «Cosa non rifarei? L’unica cosa, penso sia quella dell’anno scorso, con il libro. Una cosa brutta per tutti. Io ci tengo tanto all’Inter, lo sanno tutti. È stata una cosa un po’ brutta per tutti. A San Siro la gente ci vuole bene, io voglio il bene della squadra e dei tifosi. Questo discorso è stato un casino per la squadra e questa cosa mi ha fatto stare male. Ora però lo abbiamo messo da parte. La gente è incredibile ogni volta che giochiamo, in casa e in trasferta, tu lo vedi che tifo c’è! Noi siamo fortunati».

SOGNO MESSI - Quando si parla di sogni, o forse di utopie, Mauro non ha dubbi: «Penso che giocare con il migliore al mondo qui all’Inter sarebbe un sogno. E sto parlando di Messi ovviamente. Però lui è legato al Barcellona e temo che sia un sogno quasi impossibile. L'addio al Barcellona? non mi hanno detto “vai pure”. Abbiamo un po’ litigato, però ho deciso di venire qua in Italia perché ero convinto di poter fare meglio che in Spagna. Al Barcellona in quel momento lì non era facile. Qua mi hanno dato subito la possibilità di giocare ad alti livelli ed era il mio obiettivo».

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