Inter, vincere e dirsi addio: Inzaghi ultimo nel tritacarne

L’allenatore a Verona festeggia le cento panchine nerazzurre, lotta su tre fronti, ma il club lo cambierà
Inter, vincere e dirsi addio: Inzaghi ultimo nel tritacarne© ANSA

MILANO - Vincere e dirsi addio. Succede solo all’Inter. Da Roberto Mancini in poi, tutti gli allenatori che hanno conquistato almeno un trofeo in stagione, hanno salutato. Al club si sono iscritti pure José Mourinho (che, a Champions ancora calda, ha tradito Massimo Moratti per il Real), Rafa Benitez (“auto-esoneratosi” dopo aver conquistato il Mondiale per Club), Leonardo (che ha piantato in asso sempre Moratti dopo aver conquistato la Coppa Italia per fare il dt al Psg), Antonio Conte (che ha rescisso il contratto nella convinzione che Suning avrebbe smobilitato) e, infine, Simone Inzaghi. Il suo destino è segnato. Nonostante le pubbliche (e plastificate) dichiarazioni, tutti sanno all’Inter che nella migliore delle ipotesi la sua esperienza in nerazzurro si chiuderà a Istanbul. Non è questione di quarto posto: l’unico imbarazzo lo porterebbe la conquista della Champions e, in quel caso, in molti dovrebbero cospargersi il capo di cenere all’Inter. In primis Steven Zhang che mai è andato al di là dei complimenti di rito fatti all’allenatore dopo ogni euro-qualificazione, badando bene di non trattare temi più spinosi, legati alla conferma di Inzaghi anche per la prossima stagione. Questo perché non è all’ordine del giorno l’idea di rinnovargli il contratto, il che non è un fatto esattamente secondario, dato che mai Beppe Marotta - responsabile dell’area tecnica - ha iniziato la stagione con un allenatore in scadenza.

Inter, cambio di rotta

Posizione inconciliabile con quella di Inzaghi che, solo per aver fatto incassare cento milioni al club regalandogli una storica semifinale di Champions, sentirebbe di meritarsi un altro anno di contratto per dare nuova linfa e credibilità al progetto. Il club intende voltare pagina: vuole ringiovanire la rosa, cerca un allenatore che possa alimentare il “player trading” e che conosca il nostro calcio anche perché Marotta - visto quanto fatto Inzaghi negli ultimi due anni - cammina sul cornicione. La scelta di un cambio di rotta suona già quanto meno controversa (basta guardare i primi sondaggi in rete) e sarebbe assolutamente impopolare nel caso in cui Inzaghi battesse il Milan nell’euroderby. Per questo motivo l’ad è in cerca di un profilo altissimo che giustifichi il taglio col passato, come avvenuto nell’avvicendamento tra Luciano Spalletti e Antonio Conte. Il primo della lista era Mauricio Pochettino, che ha però detto sì al Chelsea, mentre gli altri due allenatori che mettono un po’ tutti d’accordo, ovvero Roberto De Zerbi e Sergio Conceiçao vanno acquistati pagando le rispettive clausole da 13 milioni (al Brighton) e da 18 (al Porto), cifre non da Inter. Nel mazzo c’è pure Thiago Motta che prima però si siederà in conclave con Saputo per capire i piani del Bologna e non ha fretta, vista la stima che ripone nei suoi confronti Nasser Al-Khelaïfi.

Inzaghi fa 100 con l'Inter

Stasera, tra le altre cose, si torna in campo e Inzaghi intende celebrare la 100ª panchina con l’Inter con una vittoria che dia ancora più sostanza alla scintillante vittoria in rimonta sulla Lazio. A fine stagione avrà eguagliato Mourinho (108) e potrebbe anche superarlo andando a Istanbul, però sarà compiuto il sorpasso su Conte (102) e Invernizzi (107), tutti allenatori che - a differenza sua - hanno vinto lo scudetto, primo “peccato capitale” imputato a Inzaghi una stagione fa. L’obiettivo stavolta, più prosaicamente, è centrare il 4° posto che permetterebbe all’Inter di giocare pure la prossima Champions senza contare in un miracoloso trionfo allo stadio Atatürk. Un’Inter che ha ripreso a correre nella parte finale di stagione, proprio come accaduto un campionato fa. Tra i due tornei tante analogie: a voler guardare il bicchiere mezzo vuoto, c’è stato il brusco calo di rendimento tra gennaio e marzo; a vedere quello mezzo pieno il fatto che l’Inter sia andata avanti in tutte le competizioni. Ma, su quale bicchiere guardare, il club ha già scelto. E Inzaghi è il primo a saperlo.

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