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TORINO - Si disporranno come sempre. Pirlo e Buffon in fondo alla stanza, i loro armadietti a dominare lo spogliatoio juventino: uno a destra, l'altro a sinistra, punti di riferimento carismatici del gruppo. Il resto della squadra seguirà lo schieramento deciso per le ragioni più varie, dalla scaramanzia alla comodità, fino al caso, che però diventa inossidabile abitudine dopo due scudetti vinti. E, insomma, c'è una formazione anche negli armadietti: niente 3-5-2, piuttosto un anomalo 2-12-11 che significa due in fondo: Pirlo e Buffon, undici compagni sulla sinistra entrando e dodici sulla destra. Partendo dalla fila di sinista, in fondo, vicino al capitano ci sono De Ceglie, Chiellini e Bonucci (vicini anche di armadietto), Quagliarella, Ogbonna, Vucinic, Lichtsteiner, Marchisio, Padoin, Storari, Pepe. Dall'altra parte, sempre partendo dal fondo si schierano: Isla, Rubinho, Giovinco, Barzagli, Pogba, poi il terzetto sudamericano Tevez, Vidal e Caceres, Asamoah, Llorente, Motta e Peluso.
IL DISCORSO E come in campo, ognuno ha i suoi "movimenti" e i suoi meccanismi prepartita: solo che in questo caso non li decide Conte. Lui, invece, si mette solitamente al centro, sotto i grandi televisori (che trasmettono immagini della diretta tv o filmati degli avversari, ma spesso rimangono spenti) e da lì parla alla squadra, magari con l'aiuto della lavagnetta tattica che è sistemata dietro l'armadietto di Peluso, sempre pronta a saltare fuori. Prima della partita, però, il discorso è solitamente lasciato a un giocatore che cambia di volta in volta e motiva i compagni. Conte, tiene la voce per quando la squadra è in campo e per l'intervallo, quando talvolta ha fatto trmare quei muri.