Juve, Tacconi: «Vi racconto di quando Conte era un cane»

L'ex portiere bianconero ricorda gli inizi dell'attuale tecnico juventino alla corte di Trapattoni: «All’inizio mi domandavo: “Ma chi diavolo abbiamo comprato?”. Era un cane come il primo Brio. Ma Trap plasmò anche lui. Lo teneva fino a notte a fare palleggi e stop di palla. Sembrava un giocatore mediocre, Antonio. Deve dire grazie al Trap: e l’ha sempre detto, difatti. Comunque anche lui aveva qualcosa di speciale: ha sofferto, resistito. Ed è emerso»
TORINO - «Se avessimo giocato il ritorno della finale a Firenze, forse non avremmo mai vinto quella Coppa Uefa. In casa i viola si trasformano. All’andata avevamo vinto per 3 a 1 e quel risultato non ci tranquillizzava. Ma quando ci dissero che avremmo giocato il ritorno ad Avellino, in un feudo bianconero per via della squalifica dello stadio di Firenze, nello spogliatoio eravamo esaltati: “Fuori dalle balle, cari viola! Abbiamo già vinto!”. C’è sempre stata grande rivalità».

Erano gli anni, Tacconi, delle frecciate di Zeffirelli e delle repliche dell’Avvocato.« Sì, ma a parole nel calcio non si vince niente. Zeffirelli ha parlato tanto, ma non ha vinto un tubo. E ve lo dice uno che con la Juve da giocatore ha vinto tutte le Coppe internazionali possibili: siamo in 5 o 6 al mondo ad avere questo primato. Invece non trovo mai Zeffirelli in queste classifiche».

Juve-Fiorentina, trittico di fuoco.
«Platini mi ha già invitato per la finale dell’Europa League a Torino. Ha telefonato a una dozzina di noi bianconeri, tutti ex compagni. Speriamo che quel giorno ci sia anche la Juve: non mi fregherebbe niente di veder giocare altre squadre. Resterebbe la presenza Michel. Mi fa sempre piacere andare al ristorante con Platini, un amico. Ma quella sera non vorrei andare a Torino solo per una cena».

Platini punta alla poltrona della Fifa.
«Sì, diventerà presidente. Magari avrà da sottostare a qualche compromesso pure lui, ma di sicuro farà qualcosa di buono. Dopo Blatter, che non capisce niente e non ha mai giocato a calcio, con Platini finalmente avremo una svolta».

Conte contro Montella.
«Il viola sa cosa l’attende: “E’ la peggior squadra che potessimo incontrare”, ha già detto. Montella ha giocato, ci capisce: questa Juve schiaccia i sassi».

Però in Europa Conte è solito adottare il turnover.
«Ma la vera differenza la fa la mentalità. E rende la Juve sempre favorita. La mentalità vincente la formano la società e Conte. Conte è uno che ti rompe le palle dal mattino alla sera: e se sbagli sei fuori. E pure la società non guarda in faccia nessuno: “Io ti do un milione di stipendio, ma tu me ne devi dare indietro 3, di milioni, sotto forma di rendimento”. Così pensano alla Juve. Non è mica una squadra normale. Guarda sempre oltre. Ecco la mentalità vincente».

Con Conte ha giocato assieme nel 1991-’92.
«Era un cane. All’inizio mi domandavo: “Ma chi diavolo abbiamo comprato?”. Era un cane come il primo Brio. Ma Trapattoni plasmò anche Conte. Lo teneva fino a notte a fare palleggi e stop di palla. Sembrava un giocatore mediocre, Antonio. Deve dire grazie al Trap: e l’ha sempre detto, difatti. Comunque anche lui aveva qualcosa di speciale: ha sofferto, resistito. Ed è emerso. Conte ha sempre ragione, anche nella polemica con Capello. Un conto è il calcio del passato, un conto è l’attualità. E’ un calcio molto diverso, quello di oggi. Poverina, la moglie di Antonio: per poter vedere un film, deve sperare che il marito sia in ritiro. Perché se è a casa guarda una partita dopo l’altra. Su tutte le tv che hanno. Anche in bagno».
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