Lichtsteiner: Napoli non sarà timido come allo Stadium

Lo svizzero della Juve a Filo Diretto: «Mi aspetto una gara tosta, molto sentita. Il mio sogno è vincere la Champions. Meglio l'Europa League dei 100 punti. Il ruolo? Preferirei terzino nella difesa a quattro, perché si corre meno per gli altri... Con Caceres discussioni tattiche»

TORINO - L'espresso svizzero ha appena finito l'allenamento. Smette di correre in campo e corre negli studi di Jtv per il Fio Diretto con i tifosi bianconeri. Parola a Stephan Lichtsteiner, che si appresta a conquistare di nuovo lo scudetto con la Vecchia Signora e guarda ancora più in là: «Il mio sogno è la Champions, da vincere a tutti i costi, ma sono tanti club che la vogliono e hanno grandi campioni». Ok, la squadra ci riproverà la prossima stagione. Intanto, si può consolare con l'Europa League. «Dopo essere usciti con il Galatasaray in Champions League, è importante rialzarsi subito e sperare di vincere almeno questa, di coppa. Meglio i 100 punti o l'Europa League? Contano i titoli, è più importante ottenere due titoli invece di uno a cento punti. Però magari prendiamo tutto. Già, come giocatore, poi, vuoi tutto, ogni competizione alla quale partecipi». Pensieri a Napoli e al Napoli. «Loro giocano in casa e questa volta non saranno timidi come sono stati allo Stadium. Ci vorranno mettere in grande difficoltà, sicuro. La sfida è sentita come sempre. E' una partita molto dura, tra due big. Quando scendi in campo in queste occasioni vuoi affermarti. Sarà una gara tosta, sì». Stephan e Madama. «La Juve è sempre la Juve, non è stato difficile sceglierla. All'inizio qui ho legato con Alex Manninger, anche per questione di lingua e mentalità. Ora siamo un gran gruppo, facciamo scherzi». Il ruolo. «Preferisco giocare in una difesa a quattro, come terzino, perché si corre un po' meno per gli altri, invece come quinto di centrocampo fai tanto lavoro e sei lontano dai duelli a volte. Parti alto, quando la squadra perde il pallone allunghi le distanze, ti può mancare la freschezza per fare la differenza nell'uno contro uno, sia in fase difensiva sia in fase offensiva. Per me è molto più facile giocare nella difesa a quattro come terzino destro, sicuro. Problemi con Caceres? Sul campo vengono dette cose tattiche: esci più veloce, stai più vicino all'uomo. Con Martin non ci sono problemi, visto che da quella parte non soffriamo quasi mai. E' fondamentale che si parli,  anche se poi qualcuno ha paura che scoppi la rissa tra di noi, ma non c'è proprio niente di male». Gli idoli? «Cafu, Roberto Carlos, i terzini che spingevano e che difendevano bene erano i miei punti di riferimento».


IL PRIVATO «Poi per uno che è cresciuto senza il mare è difficile dire no alla montagna. Anche il mare mi piace tanto, ma noi svizzeri non ci siamo abituati. La mia carica? C'è solo in campo. Meno male, se no è difficile per gli altri. E' solo nel campo perché voglio impormi, sento la pressione. E se sei troppo gentile non vinci niente, non vai da nessuna parte. Fa parte del mio carattere. Poi ci sono altri che sono più calmi. L'importante in una squadra è avere il giusto mix. Un futuro da allenatore? Perché no... Ma credo che, una volt smessi i panni del calciatore, mi servirà un po' di tempo per decidere. Un paio d'anni di una vita normale, con la famiglia. Poi ci sta». L'espresso svizzero corre a casa...

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