Sacchi: «Juve, la luce d'Italia. Altro che il triplete dell'Inter»

«Barça? La chiave non è marcare Messi»
Sacchi: «Juve, la luce d'Italia. Altro che il triplete dell'Inter»© Ansa
TORINO - Dall'alto di un palco espositivo del Salone del libro di Torino, dal quale presenta il suo libro "Calcio totale", ma anche e soprattutto dall'alto delle sue due Coppe Campioni vinte con il Milan. Arrigo Sacchi - reduce anche lui dalla trasferta a Madrid - torna così ad analizzare il fresco trionfo della Juventus nelle semifinali di Champions, riflettendo e facendo riflettere su quanto fatto nonché su quanto sia ancora da fare. Sottolineando innanzitutto una cosa: «La Juventus ha riportato il sole nel calcio italiano dopo tanti anni di buio».

TENEBRE - Più anni bui di quanti si possa a prima vista immaginare, peraltro. «Era da cinque anni che con una squadra italiana non arrivavamo neanche ai quarti. E prima, con l'Inter, è vero che s'era vinta la Champions, ma in quella squadra non c'era praticamente neanche un italiano e questo è una vera vergogna. Qui in Italia pur di vincere venderemmo l'anima al diavolo... I club di tutti gli altri Paesi - e penso anche al Real Madrid, che pure ha i campioni più blasonati e costosi - vogliono dei giocatori di nazionalità, mentre qui di solito “basta” vincere».

MERITI - Diverso, appunto, il caso della Juventus: «Sì perché la Juventus è cresciuta tantissimo in questi anni: ha vinto in Italia e ora la novità è che fa bene a livello internazionale, e questa è una gratificazione dieci volte più grande. Il merito va alla società, ai tecnici che hanno lavorato in questo quadriennio, ai ragazzi. La forza di questa Juventus è l'interrelazione tra qualità tecniche, umane, di collettivo.

AUSPICIO - E ancora: «Io mi auguro che vinca la Champions League. Ma anche che lo faccia giocando da protagonista e regalando emozioni. Penso alla mia esperienza: io non ho allenato moltissimo, ma le vittorie che ho ottenuto sono state ingigantite dalle emozioni che io e il gruppo abbiamo regalato. Vi faccio un esempio? A Van Basten che mi diceva che lavorando troppo non si divertiva e mi chiedeva perché noi dovessimo per forza non solo vincere, ma anche convincere ed emozionare, risposi: tu devi divertirti per proprietà transitiva, pensando a come si divertono poi gli spettatori che per un'ora e mezza lasciano alle spalle difficoltà e patimenti della vita quotidiana».

STRATEGIA - Qualche emozione niente male, la Juventus contro il Real Madrid l'ha regalata eccome. Il punto è se possa riuscire a regalarne altre, coniugate al risultato, anche nella finalissima con il Barcellona. E nello specifico, come fare a fermare lo squadrone di Messi? In tal senso Sacchi non si sbilancia, ma un concetto tiene a sottolinearlo. «Quando mi dicono Messi risolverà la partita, io dico: dipende. Dipende se i compagni disquadra lo alimentano. Il discorso nodale non è chi marcherà Messi, perché il giocatore è meglio se lo marchi “di sistema” e “di formazione”. Se lo marchi a uomo e quello è più bravo, allora hai perso un giocatore. Invece devi sempre pensare che giochi contro una squadra, non contro un singolo. E tu stesso giochi con la squadra, non con i singoli. In sostanza: come si può provare a fermare il Barcellona? Sbagliando pochissimo innanzitutto, eppoi con la forza del collettivo, con l’organizzazione. Prima di partite di questo livello, ma in generale prima di qualsiasi partita, è bene provare e riprovare ogni mossa in allenamento in modo che quando poi si scende in campo ciascun giocatore abbia bene in mente cosa sta per succedere e cosa, di conseguenza, bisogna fare».

PREMESSE - In chiusura, dopo tutta una serie di interessanti aneddoti di calcio vissuto (da come «persino Colombo è riuscito a diventare un calciatore, se ti alleni con impegno alla fine i piedi li aggiusti», finendo con «quella “buca” data all’Avvocato Agnelli che voleva incontrare i giocatori del Milan prima di una sfida con la Juve»), Sacchi concede ancora due battute sull’esperienza Juve, sulle ambizioni del calcio bianconero in relazione a quel “buio” del calcio italiano finalmente squarciato. «Sì, dicevo che la Juventus ha ridato luce al movimento. Ora come ora non posso dire se alla lunga questa luce continuerà a splendere oppure si affievolirà gradualmente. Ma da quel che posso vedere, ho l’impressione che le premesse perché questo exploit non sia un fenomeno passeggero anche a livello internazionale, beh, ci sono tutte». E se lo dice Arrigo Sacchi - uno che non ha avuto remore a bacchettare Massimiliano Allegri anche in diretta televisiva salvo poi, con grande onestà intellettuale, complimentarsi con lui sottolineando il fatto che lui e la squadra abbiano reso l’Italia orgogliosa, allora c’è da crederci».

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