Che inferno al Boca! Tevez, ma ci vai?

Dopo l’intervallo, i giocatori del River raggiunti da uno spray urticante al peperoncino nel tunnel che dagli spogliatoi porta sul campo
Che inferno al Boca! Tevez, ma ci vai?© Ansa
TORINO - Trasformare il Superclàsico di ritorno degli ottavi di Copa Libertadores tra Boca Juniors e River Plate, quella che generalmente è una festa di colori, di canti e danze, di calcio e tifo, in una guerra, di quelle vere, con tanto di bombe. Far sospendere una partita colpendo i giocatori avversari con ordigni al peperoncino: non era mai successo in uno stadio, in nessuna parte del pianeta. Non era mai accaduto fino alla notte tra giovedì e venerdì: allo stadio Alberto José Armando, meglio conosciuto come la Bombonera, la casa del Boca Juniors, il club che fu di Maradona, Batistuta, Riquelme, Palermo, la squadra per cui tifa da sempre l’idolo della Juventus Carlitos El Apache Tevez, s’è giocato solo il primo tempo della sfida tra gli Xeneizes e i Millonarios. Al ritorno in campo dei riverplatensi, infatti, nella manica che conduce i giocatori dallo spogliatoio ospite al terreno di gioco è successo l’inferno.

PEPERONCINO, USTIONI E LACRIME - Quando le telecamere di FutbolParaTodos (il sito governativo che trasmette in diretta gratuita tutte le partite di campionato, Coppa argentina e anche i Superclàsicos di Copa Libertadores o Copa Sudamercana) sono tornate a collegarsi con la Bombonera dopo l’intervallo, a lasciava presagire che, di lì a poco, i telespettatori avrebbero assistito a quello che laggiù definiscono un quilombo increìble, un casino pazzesco. Una vergogna senza precedenti. Il Boca, infatti era bello, pronto e schierato per ricominciare il match. Degli ospiti, invece, nessuna traccia: si pensa subito a un ritardo normale, come succede moltissime volte nel football. Nulla di tutto questo: d’un tratto si vede Ramiro Funes Mori, difensore biancorosso, in lacrime e piegato in due per il dolore. Pochi istanti e pure Leo Ponzio è protagonista di una scena simile: il centrocampista del River piange a dirotto. Piange, insulta e si versa acqua, continuamente, sugli occhi. Stesso destino per Leonél Vangioni e Matías Kranevitter. Piangono, quelli del River, ma per cosa? Sulle maglie dei Millonarios ci sono stranissime macchie rosse. La spiegazione arriva immediatamente dopo: una bomba al pimienta, uno spray urticante al peperoncino, insomma, è stato spruzzato sul corpo e sul viso degli ospiti. Nessuno dei 4, né Ponzio, né El Mellizo Funes Mori, né Vangioni o Kranevitter, può riprendere il gioco: il medico della Conmebol presente al match (lo stesso incaricato di effettuare i controlli antidoping a fine gara) conferma che, in quello stato, i giocatori non possono riprendere la partita. Da quel momento passano quasi due ore in cui succede di tutto. Gli Xeneizes premono per ricominciare, quelli del River tutti a centrocampo: tremano, eccome se tremano e nei loro occhi, sui loro visi si dipinge la paura. Il tutto mentre dalla parte bassa della Doce, la gradinata più calda del tifo boquense, decolla un drone con appeso un lenzuolo da fantasma e la scritta rossa B, quello che a Baires chiamano Il fantasma della B, per ricordare ai rivali la macchia incancellabile della retrocessione del 2011. E intanto l’orchestra dei tifosi Xeneize continua a suonare e gli hinchas del Boca non smettono un secondo di ruggire insulti contro gli avversari. Prima che venga comunicata ufficialmente la sospensione passano passano quasi due ore, 2 ore in cui nessuno vuole prendersi la responsabilità di dire “non si gioca”, anche a causa del timore di scatenare incidenti all’uscita dall’impianto. Timore infondato, visto che in Argentina, da qualche anno, non è permesso accedere agli stadi ai tifosi ospiti...

CARLITOS, MA DAVVERO? - Insomma, per capire di chi è la colpa di questo casino, di questo quilombo, verosimilmente bisognerà aspettare ancora qualche giorno. La domanda che sorge spontanea è una: davvero Carlitos Tevez, hincha fanatico del Boca ma allo stesso tempo simbolo amato e coccolato della Juventus, vuole lasciare Torino per rituffarsi nel “girone infernale” del calcio argentino, per ritrovare il quilombo, il delirio della Bombonera? Qualche settimana fa l’agente del giocatore Adriàn Alberto Ruocco proprio sul problema sicurezza aveva dichiarato: «Tutti pensano che il nostro Paese sia insicuro, pericoloso, violento. Ebbene, per Carlitos l’Argentina, Buenos Aires e La Boca sono un paradiso ». Tevez dopo il Superquilombo del Superclàsico sarà ancora della stessa idea?

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