Adesso i gufi si rassegnino

Lo zoo di gufi, iene, avvoltoi, varie ed eventuali, se ne deve fare una ragione: la Juve ha vinto lo scudetto, la coppa Italia, va a giocarsi la finale di Champions
Adesso i gufi si rassegnino© Massimiliano Vitez/Ag. Aldo Live

TORINO - Come in campionato, così in coppa Italia: sarà per la prossima volta. Che significa? Che lo zoo di gufi, iene, avvoltoi, varie ed eventuali, se ne deve fare una ragione: la Juventus ha vinto lo scudetto, la Juventus ha vinto la coppa Italia, la Juventus va a giocarsi la finale di Champions League. Tutto vero, non falsato, taroccato, pilotato, intercettato. Juventopopoli, la chiamo così per farmi intendere subito, è il suo marchio di fabbrica che resiste alle intemperie e alle guerre intestine. Mezza Italia, qualcosa in più, aspettava il tramonto bianconero, il crollo, l’addio alle armi, Allegri è un pirla, Marotta un bravo dirigente ma tutto qui, Andrea Agnelli un tifoso più che un presidente, Buffon svagato per la D’Amico, Tevez spento per la malinconia del Paese suo, Vidal rotto, Barzagli e Pirlo da rottamare al primo sfascia carrozze, Pogba ormai destinato altrove, Morata acerbo, Matri usato insicuro, Evra cotto, Marchisio imbolsito, totale: la Juventus di Conte era una fotografia ormai ingiallita, le nuove istantanee, invece, mostravano il peggio che stava per arrivare. Il football è bello perché è vario, a volte an che avariato come dimostrano le ultime vicende. La Juventus è andata oltre se stessa ma restano ancora in circolazione le vedove di Conte e i maligni che aspettano Berlino per sghignazzare sul triplete fasullo. Antonio Conte resta un punto di riferimento unico, lui ha cambiato la testa e la cronaca dell’ambiente bianconero, riportandolo all’antico ma sarebbe davvero infantile, per usare un aggettivo morbido, attaccarsi al passato prossimo per sfuggire al presente e al futuro, cioè Massimiliano Allegri, perché con lo stesso ragionamento si dovrebbero rimpiangere Trapattoni e Lippi, Capello e Parola, Vycpaleck e Boniperti, Zidane e Platini, Sivori e Charles. Ok, la nostalgia è bella ma pericolosa, la Juventus di oggi è uguale a quella di ieri (non dell’altro ieri), è tigre, come ha detto Allegri, è serpente, è (araba) fenice, risorge sempre dalle proprie ceneri, mentre attorno si prega perché giaccia definitivamente, sepolta dalle ingiurie, dagli insulti, dai tribunali, dalla vergogna. La prova di coppa all’Olimpico ne è stata la conferma: sofferta ma vincente, non spettacolare ma sostanziosa, utile a due settimane da Berlino perché serve a consolidare l’autostima in un gruppo che già trova le sue vitamine durante la settimana, in campo di allenamento e in sede. E mi viene da ridere ripensando ai giorni di Blanc e della sua orchestra, cioè di gente che nulla aveva e ha a che fare con la Juventus se non per devastarne i bilanci e l’immagine; giorni di allegria per il naufragio bianconero, giorni di cieli oscurati dai volatili perfidi attorno alla squadra. Agnelli ha sistemato i conti che, come gli uccelli di cui sopra, volano sì ma alti e fanno il giro del mondo, Marotta e Paratici, come formiche, hanno aggiustato il mercato con il portafoglio di casa mentre altrove le cicale si ritrovano trenta punti sotto; Allegri e il suo staff hanno preparato la squadra senza dimenticare il passato ma aggiustando i registri, i “senzaConte” hanno abbassato la testa. Nonostante questo, nonostante il quarto titolo consecutivo, nonostante la vittoria in coppa Italia, lo zoo aspetta Berlino per spassarsela, per provare il gusto acido delle battute, per sostenere che oltre i confini è la solita storia, piccola e perdente. Forse accadrà questo perché il Barcellona è più forte non certo perché la Juventus è debole. Ma potrebbe anche capitare altro, il football ha dimostrato in passato, proprio in Champions e in coppa dei Campioni, come possa bastare una deviazione di spalla, un colpo di tacco, un calcio di rigore per firmare un’intera stagione e la storia di questo torneo. Dunque la sera del 6 giugno lo zoo italiano riaprirà i suoi cancelli, già ho letto previsioni e sfoghi da zitelle inacidite, anime represse, onanisti del pensiero juventino. Robetta. Se qualcuno tra questi signori volesse comunque rimirare, da vicino, gli ultimi due trofei, inaspettatamente vinti, si porti a Torino, in corso Galileo Ferraris, al civico 32. Prima di entrare non dovranno nemmeno presentarsi. Basterà la faccia. 

Tony Damascelli

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