Super Juve, super Mario e Super Dybala. La Lazio si arrende 2-0

Pure a Shanghai finisce con il trionfo bianconero, come nella finale di Coppa Italia. Mandzukic e Dybala etichettano la Supercoppa all'orientale
La Supercoppa è bianconera con Mandzukic e Dybala

SHANGHAI - E' il nuovo che avanza, almeno nel tabellino dei marcatori: perché la Juve che vince resta la Juve che vince. Pure a Shanghai finisce con il trionfo bianconero, come nella finale di Coppa Italia. Mandzukic e Dybala etichettano la Supercoppa all'orientale (la settima per la Juve, primatista anche in codesto “settore”), sfruttando due dormite dell'aquila biancoceleste e infilzando la Lazio a metà ripresa. Partita brutta, gioco stitico e muscoli imballati, su entrambi i fronti. Ma a gioco lungo la qualità ha fatto la differenza, con Pogba migliore in campo, seppur a sprazzi. La rivoluzione in corso di Allegri attende ancora di sfociare nell'imprevedibilità della manovra con sufficiente continuità, però – se è vero che per i bianconeri conta solo vincere – la prima missione è stata condotta in porto: e anche per i meriti della fase difensiva. Per Pioli, invece, ben pochi motivi per non piangere: poco o nulla sotto il cielo laziale, è la morale. Gioia bianconera sul prato, ma immaginate che goduria anche in tribuna: per Agnelli e Marotta, davanti a un funereo Lotito.

LE SORPRESE - Sorpresona nella Juve, sorpresina nella Lazio. Allegri stupisce: mister 40 milioni resta in panchina, perché al fianco di Mandzukic in attacco c'è Coman e non Dybala. Ma non è finita qui: in panca Pereyra, evidentemente giudicato in ritardo di preparazione, e passaggio al 3-5-2 (anziché 4-3-1-2 con l'argentino trequartista), con Caceres infilato in difesa sulla sinistra di Bonucci, per dare maggior sostanza al filtro davanti a Buffon. A destra, invece, si rivede il redivivo Barzagli. A centrocampo, con Marchisio in mezzo, Sturaro e Pogba, all'esordio col 10 sulle schiena (e, sulle spalle, nuove responsabilità). Sulle fasce, Lichtsteiner ed Evra. E la Lazio? Nessun cambiamento rispetto alle indicazioni della vigilia, ma spostamento tattico dal 4-3-3 a un ben più elastico 4-2-3-1: la chiave è Cataldi, sistemato sulla trequarti tra Candreva e Anderson, dietro al pivot Klose, e deputato non solo a inventare, ma anche a esercitare un pressing alto su Marchisio. Davanti alla difesa, Onazi e Biglia.

CHE VENTO - Il terreno di gioco è gibboso, non certo adeguato: ma non avevano scelto i club italiani, sotto l'ombrello della Lega, di andare a giocarsi la Supercoppa proprio laggiù in Cina, a Shanghai? Ora si lamentano, comprensibilmente: e hanno pure ragione, nella fattispecie. Però il business non viene mai messo in discussione, si sa. Più di tutto, contano i 3,3 milioni che finiranno ai club (1,5 a testa) e alla Lega (300 mila euro). E comunque: il campo di patate non aiuta, è del tutto evidente, e più di uno stop o di un passaggio viene stravolto dai rimbalzi farlocchi. E poi tira un vento forte che alza le creste, vieppiù, e gioca a tamburello col pallone. Insomma, un trionfo. Come la partita. Che per fortuna si gioca alle due di pomeriggio, in Italia: se fosse stata alle due di notte, ci saremmo addormentati tutti al quarto d'ora. Quanto alla diretta tv sulla Rai (ma con produzione cinese e disastri dagli occhi a mandorla): immagini pessime, replay ridicoli. Preistoria televisiva, insomma.

STATUE DI CERA - Il primo tempo è noioso e statico come una partita a scacchi giocata da due statue di cera, capaci solo di far finta di muovere i pedoni. Le squadre sono bloccate, a parte qualche sussulto nella prima fase e poi saltuariamente, strada facendo. Grande equilibrio e attacchi spuntati. La condizione atletica non eccelsa di entrambe le formazioni non esalta le discese e gli assalti. Anderson e Candreva (sul lato laziale) e più che altro Pogba e Lichtsteiner (sull'altro fronte) sono gli unici che tentano punture di spillo, ora in velocità ora in dribbling ora duettando. Ma Buffon e Marchetti possono sonnecchiare: zero interventi. Sul taccuino, solo vagiti di attacchi: con Mandzukic, Coman e Klose evanescenti.

CHE ERRORE - Ripresa. Zero cambi, ma uno strafalcione sul prato sì. Già al 3': Mandzukic (toh) s'invola tutto solo verso Marchetti, ma al dunque s'impappina e gli tira addosso, pappandosi un gol grosso come una casa, con i difensori della Lazio che intanto erano andati per merenda. Pochi secondi, e tocca a Pogba: sventola da lontano. Palla fuori d'un nulla, vicino all'incrocio, all'insegna del bel gesto tecnico, dopo che il francese aveva già dispensato nei primi 45' qualche veronica e qualche tocchetto di classe superiore. Ecco, il Polpo: un talento sopra a tutto e a tutti, pure stavolta, come già nelle ultime amichevoli bianconere. Però predica nel proverbiale deserto. E la forma non ancora brillante attenua la continuità di rendimento.

SI CAMBIA - Entra Dybala, finalmente. Poco dopo il 60', al posto di un Coman grigio e spompo. Pioli replica subito levando Klose: avanti con Djordjevic. I due allenatori tentano di cospargere di brillantina la manovra offensiva. Ma lo stallo tattico non viene granché eroso. Finché, attorno al 25'. un'azione ben congegnata dai bianconeri spacca in due all'improvviso il match. Sulla sinistra difensiva la Lazio si ammoscia, Sturaro s'infila e ne approfitta per confezionare un cross perfetto. In mezzo, Mandzukic (che ha bisogno di traversoni come l'ossigeno per noi comuni mortali) svetta in anticipo su Basta e la infila in rima baciata. I romani tentano una reazione (parata di Buffon su spingardata di Anderson) ma già al 28' la Juve chiude il match. Mandzukic tiene vivo un pallone pericoloso, Pogba lo lavora bene in area e poi serve l'accorrente Dybala, che da due passi la ficca dentro: 2 a 0 e tanti saluti a Pioli e compagnia. La raffica finale di cambi non modifica lo spartito. Dalla Juve che vinceva si passa alla Juve che continua a vincere: il nuovo esame di italiano è anche un concentrato di Allegri(a). Il successo prima di tutto, con godimento bianconero sempre potente. Per lo spettacolo, passare un'altra volta.

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